«Giuditta non avrebbe mai lasciato la sua famiglia senza avvertire. Non credo assolutamente al suicidio né a una fuga». Parla Consuelo Cannarile, per cinque anni coinquilina di...
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Consuelo, c’erano ancora contatti con Giuditta?
«Certo, cinque anni insieme non si dimenticano. Ci siamo sentite l’ultima volta a Natale ed è stata dolce e gentile come al solito. Niente di inconsueto».
A Perugia dove alloggiavate?
«Nel collegio delle suore vicino alla Rocca Paolina, in centro storico. Ma voglio fare subito una premessa. Lì le regole non erano ferree. Durante la settimana dovevamo tornare a mezzanotte. Il giovedì e il sabato alle due. Quindi si poteva studiare, c’erano comodità e piccole limitazioni. Ma si poteva condurre anche una vita divertente. Poi Giuditta ha cambiato casa, ha preso in affitto una stanza per un breve periodo. E in seguito è tornata in Irpinia».
E Giuditta che abitudini aveva nel periodo universitario?
«Non era un’amante delle vita notturna, come del resto non lo ero neanch’io. Niente discoteca o locali alla moda. Le piaceva passeggiare per il corso, ma a volte dopo una cena fuori lei tornava nella sua stanza. D’inverno restava spesso in collegio. Ma adorava la musica, e non vedeva l’ora che arrivasse Umbria Jazz per uscire tra la gente e andare ai concerti».
Non amava la notte quindi.
«Esatto. È anche per questo che sono rimasta sorpresa quando ho visto il posto in cui è stata ritrovata la sua macchina. Proprio non ce la vedo avventurarsi da sola in boschi o luoghi isolati, figuriamoci col buio. Non era nella sua indole».
Una ragazza timida e forse fin troppo riservata?
«Confermo, ma allora lo sono anch’io. Troppe volte si fa un’equazione superficiale. Non bevi e non fai le quattro del mattino? Non hai cinquemila amici su Facebook? E allora oggi vieni considerata strana o anormale. No, Giudi non era strana né anormale. Conduceva una vita tranquilla, questo non fa di lei una potenziale suicida».
Il suo rapporto con la famiglia visto da un’altra studentessa.
«Mai conosciuto i genitori né la sorella. So che era molto legata a loro, che tra le altre cose non erano per niente invadenti. In collegio vivevano ragazze che a differenza di Giuditta venivano chiamate dai genitori ogni dieci minuti. Posso dire con assoluta certezza che la mia amica non avrebbe mai lasciato la sua famiglia senza avvertire. Non credo al suicidio né a una fuga».
Che idea su questa sparizione?
«Davvero non saprei che dire. Posso pensare soltanto all’incontro con un’altra persona. Magari vicino a questo ponte o altrove. Ma con chi? Lei non aveva una relazione ufficiale anche se si sentiva con un ragazzo. E quest’ultimo, mi dicono, non è certo fuggito con lei. Si può quindi pensare all’incontro con un altro uomo, poi chissà. Non mi convince neanche ipotesi, ma suicidio o fuga mi rendono addirittura più perplessa». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino