Il corpo di Michele devastato dall'esplosione: è lutto cittadino

Il corpo di Michele devastato dall'esplosione: è lutto cittadino
Il trauma interno che ha devastato gli organi vitali lo ha ucciso sul colpo. A seguito del tremendo spostamento d'aria che l'ha sbattuto violentemente al suolo, Michele...

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Il trauma interno che ha devastato gli organi vitali lo ha ucciso sul colpo. A seguito del tremendo spostamento d'aria che l'ha sbattuto violentemente al suolo, Michele D'Adamo è deceduto all'istante. Una bruciatura su una parte del corpo che presentava il cadavere è sicuramente derivata dal contatto con l'incendio che si è sviluppato contestualmente all'esplosione.


Le fiamme hanno solo lambito il corpo dell'uomo che probabilmente ha tentato di allontanarsi rapidamente dal luogo dell'esplosione, ma è stato raggiunto dall'onda d'urto.

Oggi i funerali di Michele D'Adamo, il 50enne di Gesualdo morto nell'esplosione del deposito di materiali esplosivi di sua proprietà.

I funerali si svolgeranno nel pomeriggio di oggi alle 15 nella chiesa di San Nicola a Gesualdo. La salma di D'Adamo è stata liberata dalla procura dopo la conclusione dell'esame autoptico sul corpo avvenuto nell'obitorio dell'ospedale Moscati di Avellino.

Il medico incaricato dal Pm ha verificato che proprio gli organi interni hanno subito gravi pregiudizi nell'esplosione.
Il corpo si trovava ad una ventina di metri dal luogo dello scoppio. Non è stato raggiunto dal materiale che a raggiera si è sparso per oltre 200 metri intorno al deposito distrutto.

Infatti l'esplosione si è sviluppata in verticale, dato che le mura hanno retto mentre era più vulnerabile il tetto dell'edificio: la prima struttura a cedere e a concedere un varco verso l'alto alla furia dell'esplosione.
D'Adamo probabilmente era al lavoro giovedì scorso all'interno del capanno, quando si è accorto che qualcosa non andava. Un attrezzo collegato alla rete elettrica, meno probabilmente una stufetta per riscaldarsi, è stato l'elemento che ha scatenato l'esplosione.

E l'uomo è riuscito a portarsi all'esterno, rimanendo tuttavia investito dall'esplosione.
Una ipotesi residuale è quella che una miscela di gas, propagatisi dal materiale stoccato nel deposito, abbia causato l'esplosione.

E anche in questo caso, come in un eventuale corto circuito, l'origine dell'esplosione va ricercata nella limitato ricorso a misure di sicurezza nella struttura.

Una bolla di gas esplosivi con un'adeguata areazione non si sarebbe accumulata facilmente nel deposito se fosse stato a norma. Ma non è da escludere che tutte le condizioni di sicurezza fossero state rispettate, ma la fatalità che accompagna un tipo di lavorazione tanto pericolosa, ha portato al drammatico esito.

Impianti salvavita sulla rete elettrica o areazioni adeguate avrebbero messo al riparo da un incidente chi vi lavorava.

E D'Adamo è descritto come uno scrupolosissimo artigiano. Non è tuttavia stato stabilito cosa avvenisse nel deposito. D'Adamo aveva le autorizzazioni al trasporto del materiale esplosivo e poteva farlo brillare, come appunto faceva nelle feste di paese. Un'eventuale lavorazione avrebbe richiesto particolari autorizzazioni e dotazioni di sicurezza che non risulterebbero agli uffici comunali. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino