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La fine della bonifica dell'ex Isochimica e la trasformazione della fabbrica dei veleni in area fieristica di Avellino. La valorizzazione della stazione con l'hub del trasporto su gomma, l'abbattimento e la ricostruzione dell'edificio scolastico e il nuovo campo di calcio. Ma anche l'intitolazione di una strada alle vittime dell'amianto.
Il sindaco Gianluca Festa promette interventi, l'associazione Lotta per la vita, voce di un quartiere funestato dal disastro ambientale che solo il 28 gennaio scorso ha visto una sentenza di primo grado, chiede quando. E non è più disposta ad attendere. Del futuro radioso annunciato dal sindaco, del passato e del presente avvelenati dall'ex Isochimica, si è discusso ieri, nell'oratorio «Santa Chiara» del quartiere della stazione. Festa, in un dibattito a tratti litigioso, non ha fornito certezze temporali. Ma ha illustrato puntigliosamente ciò che la sua amministrazione sta facendo e ciò che ha programmato: «La bonifica - comincia - prevede 4 lotti. Siamo al secondo, in via di ultimazione, mentre per il terzo abbiamo appaltato la gara 20 giorni fa». E nel merito, chiarisce perché i capannoni dello stabilimento non saranno abbattuti come previsto e come chiede Lotta per la vita: «Se lo faremo, l'ex Isochimica diventerà una piazzola di cemento. E qui non ci verrà nessuno. Invece dovrà diventare è la visione - un'area mercatale».
Festa poi spiega che ci sono «un finanziamento e una gara già pubblicata per il campo sportivo».
Per finire, il sindaco assicura l'abbattimento e la ricostruzione della scuola del quartiere, e tempi record per la strada alle vittime dell'amianto. La realtà attuale parla di un quartiere colpito al cuore in 40 anni di «scaricabarile istituzionale e mancanza di umanità». Così li definisce la presidente di «Lotta per la vita», Anna Candelmo. E ricorda come, dopo la chiusura, l'ex Isochimica si sia trasformata «in una fabbrica di consenso per chi ha sempre promesso e mai mantenuto». Il dito è puntato contro le classi dirigenti che si sono avvicendate a Piazza del Popolo, ma anche in Regione e in Parlamento. Fino a che ricostruisce «il sequestro voluto dall'ex procuratore della Repubblica, Rosario Cantelmo, ha imposto di fatto l'iter per arrivare a finanziare la bonifica».
Così il j'accuse a chi per 40 anni si è voltato dall'altra parte arriva anche dal magistrato che si è battuto per Borgo Ferrovia, in collegamento video: «Oggi, 34 anni dopo la chiusura della fabbrica evidenzia c'è stata finalmente una prima sentenza che stabilisce una verità assoluta: quelle morti sono diretta conseguenza delle condizioni in cui lavoravano gli operai. Quindi, le associazioni avevano ragione». Da questo discende la condanna di «una classe imprenditoriale che - dice Cantelmo - ha pensato solo al profitto e ha fatto un grosso affare, perché qui in sei anni sono arrivati 71 miliardi di lire». Ma anche dei quelle «istituzioni nazionali a cui la Procura di Avellino - ricorda - ha tentato di portare queste vicende». «Ma non appena finivano le manifestazioni stigmatizza il magistrato le porte degli uffici romani si chiudevano, e ci si dimenticava di questa piccola provincia del profondo Sud».
Una provincia che, però, ha ancora intenzione di lottare e che ieri ha insignito alcuni dei suoi figli che più di tutti si sono battuti per fare giustizia. Oltre all'ex procuratore, l'avvocato Valentina Domenica Musto, il medico Aldo D'Andrea, la giornalista e collaboratrice de Il Mattino Rossella Fierro, l'ex operaio dell'Isochimica Carlo Sessa. Riconoscimenti in memoria, infine, per Rosetta Capobianco e Generoso Parrella.
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