«Isochimica, le Ferrovie non hanno mai rilevato le gravissime violazioni di legge»

Nelle motivazioni della sentenza i giudici evidenziano le carenze nella sicurezza degli operai

Sono 11 gli ex operai Isochimica uccisi da patologie tumorali
«L’azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato non ha mai rilevato le macroscopiche violazioni di norma e le disastrose condizioni in cui le maestranze...

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«L’azienda autonoma delle Ferrovie dello Stato non ha mai rilevato le macroscopiche violazioni di norma e le disastrose condizioni in cui le maestranze dell’Isochimica erano costrette ad operare». Con queste motivazioni il collegio del Tribunale di Avellino, presieduto dal giudice Sonia Matarazzo e costituito dai giudici Pierpaolo Calabrese e Gennaro Lezzi, ha condannato Rete Ferroviaria Italiana al pagamento, in solido con i due funzionari condannati, dei risarcimenti ai familiari di 11 ex operai Isochimica uccisi da patologie tumorali e respiratorie causate dalla inalazione di amianto. È questo il passaggio cruciale delle 76 pagine in cui il collegio giudicante ha sintetizzato le motivazioni della sentenza di primo grado del processo all’amianto di Borgo Ferrovia, conclusosi a gennaio con la condanna a 10 anni di reclusione a testa per i due funzionari Fs, Aldo Serio e Giovanni Notarangelo, e degli ingegneri Vincenzo Izzo e Pasquale De Luca ritenuti responsabili della sicurezza della fabbrica. Il verdetto, che sarà verosimilmente appellato, mette nero su bianco le ragioni di colpevolezza dei condannati, ma soprattutto il ruolo di Rfi chiamata a risarcire provvisionali per un equivalente di 1.400.000 euro, in attesa della quantificazione del danno da stabilirsi in sede civile. Omissioni da parte del committente che il collegio ha definito «tanto più deprecabili al cospetto del complesso sistema di tutela preventiva predisposto, invece, all’interno delle officine riparazioni delle Ferrovie dello Stato proprio in relazione alla stessa tipologia di lavorazione di quelle tanto massivamente e così sbrigativamente affidate all’Isochimica».

Per i giudici la decisione di esternalizzare la scoibentazione dei rotabili appare come «la conseguenza di una sciagurata strategia imprenditoriale, consapevolmente volta a superare le complicazioni logistiche e di costi che proprio l’adozione di tale complesso sistema di tutela preventiva avrebbe altrimenti comportato per l’azienda autonoma». Dei quattro funzionari Fs imputati, il Tribunale ha condannato in primo grado solo Aldo Serio e Giovanni Notarangelo, addetti al servizio sanitario dell’azienda autonoma FS, per avere attestato in un verbale del 1983 che l’Isochimica aveva tutte le carte in regola per effettuare le lavorazioni sia sotto il profilo tecnologico che igienico sanitario. Verbale che i giudici definiscono «clamorosamente falso, almeno quanto al profilo igienico sanitario». Serio e Notarangelo erano in grado di comprendere l’inadeguatezza dell’impianto di Elio Graziano e «ben consapevoli delle conseguenze nefaste sulla salute derivanti dall’inalazione di amianto». Cristallizzate anche le responsabilità dei due collaboratori di Graziano, deceduto nel 2017, Vincenzo Izzo, definito dirigente con funzioni di capo impianto, responsabile tecnico del trattamento delle fibre di amianto e responsabile aziendale della sicurezza, e Pasquale De Luca vice e collaboratore di Izzo. Per i giudici risulta «inequivocabile la prova che entrambi ricoprissero, all’interno dello stabilimento, una posizione apicale e di assoluta preminenza rispetto agli altri lavoratori chiamati come erano, nell’ambito dell’organizzazione aziendale, ad impartire loro direttive circa i lavori da effettuarsi e a sovraintendere all’operato». Assoluzione nel merito per i 23 imputati accusati, a vario titolo, di omessa bonifica e concorso in disastro colposo. Tra loro i titolari delle ditte che negli anni si sono occupate degli interventi di messa in sicurezza del sito, ex assessori, dirigenti comunali e dell’Asl, e gli ex sindaci Paolo Foti e Giuseppe Galasso che, per i giudici, non sono rimasti inerti in relazione alla concreta condizione di rischio esistente. Dichiarate prescritte le lesioni personali colpose subite da 231 ex operai nonostante le «acclarate patologie» di cui soffrono, capitolo su cui si giocherà la battaglia in sede civile. 

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Il Mattino