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Abiti e mobili mangiati dalla muffa, secchio di pittura sempre pronto all'uso, stracci e bacili a portata di mano.
È così che, da circa dieci anni, vivono il signor Carmine Giuditta e la sua famiglia. La colpa di Carmine, 52 anni e tre figli, di cui due minorenni, è quella di abitare in un alloggio comunale. «Sa come ho passato la vigilia di Ferragosto? Ritinteggiando la stanza di mia figlia fino a mezzanotte per togliere le macchie di muffa. Un'operazione che, essendo la bambina asmatica come me, devo fare di continuo per rendere l'ambiente meno insalubre. E sempre a mie spese» racconta.
Una storia, quella della famiglia Giuditta, purtroppo simile a quella di tanti inquilini di case popolari anche di recente costruzionse e assegnazione che, però, sono interessate da infiltrazioni dovute a cattiva coibentazione o a progettazioni errate che le rendono invivibili. Come già documentato negli appartamenti di via Tedesco o in quelli di via Imbimbo.
Nelle stesse condizioni è la casa della famiglia Giuditta che si trova in una palazzina di via Leonardo di Capua. Tutto lo stabile popolare è interessato da infiltrazioni e muffa e le pareti degli appartamenti, di conseguenza mobili, abiti e suppellettili, marciscono periodicamente.
Dopo aver sollecitato più volte il Comune ad intervenire e dopo aver atteso invano i lavori promessi a seguito di un sopralluogo tecnico, il signor Giuditta si è stufato e si è rivolto all'Asso Utenti per far valere le sue ragioni. A seguire la vicenda è l'avvocato Francesco Corbo che racconta: «è una situazione allucinante ai danni di persone che hanno anche problemi di salute. Quando siamo andati a verificare le condizioni dell'appartamento ci siamo resi conto che l'intera palazzina è messa malissimo. Anche dalle facciate esterne cadono mattoncini perché l'intera fiancata dell'edificio è interessata da massive infiltrazioni che rendono invivibili gli alloggi. Per questo, nel 2021, chiedemmo un risarcimento danni al Comune che mandò i suoi tecnici per un sopralluogo congiunto e assicurarono che avrebbero provveduto quantomeno a soluzioni tampone, prima di intervenire strutturalmente sull'edificio. Da allora abbiamo sollecitato più volte il Comune che, però, è praticamente sparito. Ecco perché adesso abbiamo deciso di andare fino in fondo, anche per capire chi ha effettuato i lavori di costruzione di quelle palazzine, chi ne ha rilasciato il collaudo e secondo quali criteri sono state ritenute idonee ad ospitare le famiglie. Non escludiamo di portare tutto all'attenzione della Procura della Repubblica perché le condizioni di questo appartamento mettono a rischio anche la salute di chi vi abita».
Da Palazzo di Città però una risposta è arrivata ed ha il sapore della beffa, come racconta ancora l'avvocato Corbo: «hanno detto che il signor Giuditta risulta moroso nei confronti dell'ente per il pagamento del fitto, omettendo però di dire che lo stesso, di tasca sua, è stato costretto a buttare mobili marciti e acquistarne di nuovi, a ritinteggiare di continuo le pareti per eliminare la muffa, finanche a disfarsi di abiti che si trovavano negli armadi perché erano intrisi di muffe. Una situazione che ha davvero del paradossale visto che lo stesso inquilino a cui non viene garantito di vivere in un ambiente sano e salubre e a cui non vengono riconosciuti i danni subiti, addirittura lo si addita come moroso».
Il Mattino