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Il nuovo clan Partenio interessato agli affari immobiliari nel Beneventano. Lo dice la Direzione Investigativa Antimafia nella relazione al Parlamento relativa al primo semestre del 2121
«Nel semestre in esame tra le interdittive antimafia emesse dal prefetto di Benevento a carico di imprese in vario modo con collegate alla camorra sarebbero emersi anche interessi di associazioni criminali avellinesi come il Nuovo clan Partenio per il controllo del mercato immobiliare sannita». In realtà nelle stesse intercettazioni utilizzate nell'inchiesta Aste ok appariva un certo interesse nei confronti delle attività del tribunale fallimentare sannita da parte dell'organizzazione irpina. In sostanza la piccola provincia era nel mirino della criminalità irpina in ascesa.
E dalla relazione della Dia emergono anche i nuovi indirizzi che stava prendendo il crimine locale in questa fase di dissoluzione del Nuovo Clan Partenio dal momento in cui i fratelli Galdieri sono stati arrestati.
Riveste particolare interesse secondo gli investigatori la vicenda dell'agguato a Francesco Liotti, conclusasi con la condanna del suo feritore Danilo Volzone a 14 anni di reclusione su richiesta del pm della Dda Anna Frasca.
Il pm aveva contestato l'aggravante della premeditazione e del metodo mafioso.
«Il vuoto di potere determinato dai numerosi arresti e dal lungo stato di detenzione di due fratelli ergastolani tuttora ritenuti elementi di vertice del clan sembrerebbe all'origine di una serie di fibrillazioni e dello scontro armato tra due gruppi criminali che si contenderebbero il controllo delle attività illecite», spiega la relazione.
Questo lo scenario in cui è maturato il tentato omicidio di Liotti: «il quale stava tentando di ritagliarsi una posizione di rilievo nella gestione delle attività criminose appannaggio dei gruppi criminali esistenti sul territorio».
Viene anche citato il provvedimento restrittivo a carico di Volzone eseguito il 17 febbraio 2021 «l'aggravante mafiosa è stata dunque motivata dalle modalità della condotta avendo egli agito in pieno giorno sulla pubblica via, a volto scoperto e soprattutto sfruttando la condizione di assoggettamento omertoso esistente sul territorio».
Confermata l'operatività del Clan Genovese.
Ma non è soltanto Avellino nelle mani del sistema criminale, si vedano in particolare «la sempre maggiore propensione dei sodalizi criminali all'infiltrazione dell'economia legale e dei contesti politico-amministrativi specie nel settore degli appalti pubblici aveva comportato il 26 ottobre 2020 lo scioglimento del Consiglio comunale di Pratola Serra». Ma si ricorda anche che l'indagine sulle aste giudiziarie «Aveva documentato l'interferenza del gruppo Galdieri-Genovese in occasione delle elezioni del Consiglio comunale di Avellino del giugno 2018 al fine di favorire la candidatura» di Damiano genovese («Parente di uno degli elementi di vertice del clan», chiarisce al Dia).
Infine le infiltrazioni negli appalti pubblici viene registrata anche in Alta Irpinia. «Tale fenomeno nel semestre in esame ha trovato ulteriore riscontro anche nelle interdittive antimafia emesse dalla Prefettura di Avellino dalle quali sarebbero emersi, in qualche caso, collegamenti con la Società Foggiana». «L'ingerenza della criminalità pugliese nel territorio dell'Alta Irpinia - spiega la Dia - sarebbe stata peraltro già delineata anche dall'indagine Grande Carro eseguita il 28 ottobre 2020 dai Carabinieri, con cui sarebbe stata ricostruita proprio l'attività di un gruppo criminale facente capo ai SinesiFrancavilla di Foggia che si sarebbero avvalsi di un personaggio del luogo», finì nell'inchiesta dell'Antimafia di Bari con sviluppi in ambito internazionale, Giuseppe Antonio Pagliarulo di 72anni, detto o Sceriffo, l'uomo in Irpinia dei clan pugliesi. Già in carcere dal 2018 per l'inchiesta della procura di Avellino sugli attentati incendiari alle pale eoliche del parco della Eurowind avvenuti nel 2017.
Circa i dissidi relativi ai Clan Cava Graziano nel Vallo Lauro la Dia mette in luce il possibile riacutizzarsi del confronto tra i sodalizi in relazione allo spaccio di stupefacenti.
Tutta da sondare infine la dinamica relativa, agli ultimi omicidi in valle Caudina a San Martino e Cervinara, dove i rapporti tra il clan Pagnozzi e gruppi criminali delle province limitrofe sono in rapida evoluzione.
Il Mattino