Monia Gaita, in Non ho mai finto debolezze e fragilità in versi

Autrice di punta della poesia contemporanea irpina, Monia Gaita consegna al lettore un viaggio nelle emozioni

La poetessa irpinia Monia Gaita
Autrice di punta della poesia contemporanea irpina, Monia Gaita consegna al lettore un viaggio nelle emozioni, con la sua raccolta Non ho mai finto (La Vita Felice, 80 pag., 12...

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Autrice di punta della poesia contemporanea irpina, Monia Gaita consegna al lettore un viaggio nelle emozioni, con la sua raccolta Non ho mai finto (La Vita Felice, 80 pag., 12 euro) che, a distanza di tre anni dalla sua pubblicazione, continua a mietere ampi consensi di critica, come dimostrano le lusinghiere riflessioni di diversi critici letterari.

La scrittura di Monia Gaita è aulica, recuperando gli stilemi classici della poesia, di cui si avverte la nostalgia per la ricerca e la cura delle parole che compongono i suoi versi. L’autrice analizza la condizione esistenziale contemporanea in chiave introspettiva, per raccontare i moti dell’anima, alla base di tante alterazioni del comportamento. Una poetica di cui si avvertiva il vuoto e la nostalgia, per la mancanza di accenti lirici che, invece, sono la cifra stilistica di Monia Gaita, una donna che racconta l’interiorità con delicatezza, per dare dignità ad ogni sentimento, compreso il senso di disorientamento di fronte alla perdita del romanticismo, travolto dal materialismo della società globale.

La poetessa parla al cuore, non solo alla mente, razionalizzando il dolore che caratterizza il semplice fatto di essere al mondo, di cui bisogna individuare le ragioni, per accettare la propria esistenza come una missione, da adempiere per sostenere gli altri. Con eleganza, Monia Gaita evidenzia come la percezione della realtà sia, talvolta, strettamente legata ad una percezione del sé che trascura il valore dell’altro come persona, essere vivente, dotato di autodeterminazione e di sfera emotiva. Così, la poetessa indaga le contraddizioni di una quotidianità sempre più complessa, travolta dal conflitto tra avere ed essere, in cui troppo spesso si è perché si ha. Gaita sovverte, almeno nella letteratura, il canone, indicando nella ricchezza interiore il valore che deve guidarci ogni giorno nel discernimento del bene dal male, recuperando anche il significato della sofferenza come strumento di elevazione spirituale, idoneo a guidare ciascuno nella ricerca del Trascendente o, comunque, del significato da attribuire al proprio essere qui ed ora.

Non ha infingimenti la poetica di Gaita, perché non è esercizio di stile, ma espressione della verità che ognuno di noi ha dentro di sé, senza avere la pretesa di disegnare un percorso morale o di esprimere giudizi. Anzi, sono le debolezze, le fragilità a renderci umani, vulnerabili, sì, ma ancora capaci di emozionarsi dinanzi alla bellezza della natura o dell’arte. La poesia nasce dall’esigenza di sublimare la propria esperienza in un percorso universale di conoscenza, per educare la sensibilità alla cultura, strada maestra per la solidarietà e l’inclusione. Non ho mai finto è il paradigma di un itinerario che può decifrare le fluttuazioni dell’anima, che cerca di difendersi come può dall’aggressività della competizione indotta dalla società del benessere. La poesia contemporanea diventa terapeutica, liberando le proprio energie vitali per continuare a credere nella possibilità di amare e di essere amati, con i propri pregi ed i propri limiti. L’istinto di sopravvivenza conduce a lottare per affermare il proprio essere in un mondo, questo sì, finto, in cui i più recitano una parte per rispondere alle convenzioni sociali.

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Il Mattino