Noccioleti sotto attacco: è allarme rosso per la cimice asiatica

Il vicepresidente del Distretto: "Il raccolto è pericolosamente a rischio"

Noccioleti sotto attacco: è allarme rosso per la cimice asiatica
Il 2023 sarà ricordato senza dubbio come uno degli anni terribili per l'agricoltura campana. Archiviata, ma solo per un istante, la parentesi peronospora, che ha...

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Il 2023 sarà ricordato senza dubbio come uno degli anni terribili per l'agricoltura campana. Archiviata, ma solo per un istante, la parentesi peronospora, che ha letteralmente devastato i vigneti (soprattutto di Aglianico), è tempo di fare i conti con l'Halyomorpha halys, meglio conosciuta come cimice asiatica, vero e proprio flagello per le nocciole.

A lanciare l'allarme è Vincenzo De Maio, titolare dell'omonima azienda agricola con sede a Forino e vicepresidente del Distretto della Castagna e del Marrone della Campania. «Ci troviamo di fronte ad una situazione di vera emergenza - afferma -. Stiamo riscontrando, infatti, una presenza massiccia della cimice asiatica anche sul territorio provinciale e in certe aree, soprattutto quelle al confine tra l'Irpinia e il napoletano, i danni sono incalcolabili». A rendere il problema estremamente grave, per l'imprenditore irpino, è il fatto che «la cimice si riproduce molto velocemente, visto che ogni esemplare può deporre fino a 200 uova», e che «attacca tutti i frutti con la polpa: dai mandarini alle ciliegie, dai pomodori alle mele, oltre, chiaramente, alle nocciole».

Di qui l'accorato appello alla Regione Campania e al Ministero dell'Agricoltura a non prendere sottogamba la questione ed attivarsi per provare ad arginare il fenomeno. «Purtroppo afferma De Maio - siamo spiazzati e non sappiamo cosa fare perché ci ritroviamo, tra le altre cose, privi dei mezzi e dei prodotti per combattere questo insetto». Non solo: «Le direttive europee - aggiunge - ci obbligano ad utilizzare prodotti che rispetto a quelli che si utilizzano in altre nazioni sono davvero blandi e questo rende l'intervento meno efficace e il lavoro molto più complicato». La prima cosa da fare, a questo punto, «è informare gli agricoltori sui modi per contrastare in qualche modo l'attacco, magari posizionando delle trappole».

Intervenire è necessario perché, chiarisce De Maio, la cimice produce diverse tipologie di danno: «Innanzitutto, può causare l'aborto della nocciola, per cui andiamo a riscontrare un danno quantitativo, con la perdita del frutto, ma non dobbiamo dimenticare il danno qualitativo, perché con le punture può anche rovinare il prodotto, causando nella migliore delle ipotesi la comparsa di un sapore amaro e nella peggiore l'avaria totale». Chiaramente, un prodotto che non è in ottime condizioni incontra serie difficoltà sul mercato: «Le grandi aziende, come la Ferrero, - evidenzia - sono attentissime alla qualità e non acquistano nocciole scadenti».

Insomma, al problema squisitamente agricolo, si associa, come è naturale che sia, quello economico. Allo stato, non è possibile conoscere la percentuale esatta delle perdite, ma in alcune aree, come, ad esempio, nel nolano, spiega De Maio, «ci sono terreni che hanno prodotto percentuali davvero irrisorie di nocciole». La paura, adesso, è che l'attacco, sempre più forte, si sposti verso le altre zone dell'Irpinia, creando, anche per i prossimi anni, danni enormi all'intero comparto corilicolo.


Maggiori preoccupazioni si riscontrano in quelle aree in cui si producono diverse tipologie di frutti, «perché l'insetto si ciba e si riproduce», mentre dove a regnare sono le monocolture, «l'attacco per certi versi è contenuto». Tuttavia, sottolinea De Maio, «trattandosi di un insetto che si diffonde molto rapidamente, il rischio di una escalation è concreto». Insomma, la cimice asiatica, cui, nelle scorse settimane, si sono affiancate anche le grandinate, sta creando grossi problemi al comparto. L'Irpinia trema, ma già da qualche tempo, in molte aree della Campania, in particolare quella vesuviana, c'è chi denuncia perdite del prodotto per percentuali che raggiungono mediamente il 40%, con picchi del 70%.
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Il Mattino