Il Consiglio di Stato ha condannato il Ministero dell'Interno per non aver riconosciuto lo status di vittima innocente della criminalità ad un ex servitore dello Stato...
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L'ex autista, pur avendo pagato un alto prezzo umano, non si è visto riconoscere, al contrario del magistrato, né lo status di vittima innocente né un indennizzo dal Viminale, che ha opposto il diniego rifacendosi alla consolidata interpretazione della norma (articolo 2-quinquies D.L. 151/2008) che pone un limite nella concessione dello status se il beneficiario risulti «coniuge, convivente, parente o affine entro il quarto grado» di soggetti che hanno problemi di camorra. I cugini di Montuori furono infatti condannati per l'agguato. Peraltro la norma si applica solo ai familiari superstiti delle vittime innocenti, per cui il Viminale ha operato, nella vicenda di Montuori, «un'interpretazione analogica» che i giudici amministrativi hanno bocciato; il ministero è stato censurato anche per la violazione degli articoli 3 e 24 della Costituzione, che riconoscono i diritti di uguaglianza e di difesa, ed è stato condannato a pagare le spese del processo.
La sentenza, sebbene riguardi il caso di una «vittima diretta» del clan, ha comunque aperto una prima crepa nel blocco normativo che negli anni ha impedito a decine di «vittime riflesse», per lo più parenti di persone uccise dai clan senza colpa, di ricevere gli indennizzi previsti per legge. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino