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Dai lupi agli orsi del Partenio il passo è breve, o almeno lo è, nelle parole del presidente del distretto turistico del Partenio e sindaco di Summonte, Pasquale Giuditta. «Adottiamo gli orsi trentini»: è sembrata più una provocazione. Dopo l'effervescenza mediatica, spazio ai tecnici per capire se il «forza lupi», ormai non più di moda calcisticamente parlando, possa lasciare spazio ad un più cestistico «forza orsi», o all'americana, «forza bears».
Sabatino Troisi è il responsabile del Centro ricerca e studi del Parco del Partenio (Cerispa), uno dei pochi in Italia che si è dotato di uno strumento del genere. A lui sono fischiate le orecchie: «Credo che chi ricopre ruoli istituzionali debba avere maggiore cautela. La proposta, così com'è, è supportata dal nulla». Partiamo da una considerazione, «che è banalissima: l'orso del Trentino è una sottospecie diversa dall'orso Marsicano che popola l'Appennino. Quest'ultimo è molto più docile, tanto che in Abruzzo c'è il problema degli "orsi confidenti". Gli orsi hanno popolato il nostro territorio fino a due-trecento anni fa. Sono cambiati i contesti ambientali e sociali». L'orso non è un criceto: «Non si può decidere autonomamente di portarselo a casa. Se si vuole operare una reintroduzione di una specie è necessario redigere un progetto con tutta una serie di misure di salvaguardia. Viene presentato al Ministero dell'Ambiente per essere valutato dal suo organo scientifico, l'Ispra. Qui stiamo parlando di un parco relativamente piccolo che ricade in una delle aree più antropizzate della Campania.
Troisi, insieme al presidente del Parco del Partenio, Iovino, ed al comandante della Regione Carabinieri forestali della Campania, Ciro Lungo, sarà protagonista, domani alle 10 presso l'aula magna dell'Istituto Comprensivo De Sanctis di Cervinara, dell'incontro sul tema Gestione delle aree protette tra uomo e natura. «Il Parco è visto come un Luna Park. Questo, purtroppo, è il concetto più diffuso nell'opinione pubblica. Noi spieghiamo ai ragazzi che non è così». Sulla stessa lunghezza d'onda Maurizio Fraissinet, scrittore, naturalista, professore universitario: «Giuditta ama la natura e gli animali, ma è talmente intelligente da capire che la sua è una provocazione, con cui magari ci dice "avessimo conservato gli orsi sull'Appennino campano, ora avremmo un turismo naturalistico". L'orso bruno in Campania c'è stato, ma adesso non ci sono le condizioni». E poi è bene essere chiari: «l'orso non è il controllore del cinghiale. Il suo principale predatore sull'Appennino è il lupo». Francesco Celli, presidente dell'associazione Info Irpinia, che da anni si prodiga per la conoscenza del territorio, dice: «Non abbiamo bisogno di stravolgere un ecosistema. Le potenzialità attrattive sono già presenti. Gli amministratori dovrebbero interessarsi più di ridurre quegli handicap che nascono dalla mancanza di servizi e di infrastrutture».
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Il Mattino