Racket dell'eolico in Irpinia, scarcerato l'imprenditore Pagliarulo

Racket dell'eolico in Irpinia, scarcerato l'imprenditore Pagliarulo
Racket eolico: scarcerato Giuseppe Antonio Pagliarulo, mentre gli altri quattro indagati restano in carcere. Nei confronti del 70enne, originario di Bisaccia, il Giudice per le...

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Racket eolico: scarcerato Giuseppe Antonio Pagliarulo, mentre gli altri quattro indagati restano in carcere. Nei confronti del 70enne, originario di Bisaccia, il Giudice per le indagini preliminari del tribunale di Avellino, Vincenzo Landolfi, ha disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, dopo che nella mattinata di ieri, si è svolto l'interrogatorio di garanzia. L'uomo, imprenditore della zona e considerato dagli inquirenti appartenente alla banda che nell'agosto dello scorso anno avrebbe posto in essere alcuni attentati incendiari in danno di alcune pale eoliche, al fine di garantirsi l'appalto di manutenzione degli impianti, era stato tratto in arresto martedì mattina, su richiesta della procura di Avellino. Ieri dinanzi al gip, Pagliarulo, difeso dall'avvocato Giovanni Cardellicchio, ha fornito la sua versione dei fatti, respingendo tutte le accuse e all'esito dell'interrogatorio, il giudice, considerando attenuate le esigenze cautelari, ha sostituito la misura detentiva in carcere, con quella meno afflittiva di presentazione alla polizia giudiziaria nel comune di residenza.

 
Intanto, sempre nella mattinata di ieri, nella casa circondariale di Bellizzi Irpino, si sono svolti anche gli interrogatori degli altri quattro indagati di tentata estorsione e danneggiamento nei confronti degli imprenditori del settore eolico, che hanno respinto le accuse e fornito la loro versione dei fatti. Gli indagati, detenuti nel carcere di Bellizzi Irpino, hanno risposto a tutte le domande del giudice respingendo le accuse e ribandendo la loro estraneità ai fatti contestati dalla pubblica accusa. In particolare Raffaele Magistris, 35enne di Orta Nova, durante l'interrogatorio ha presentato anche delle immagini google maps, per dimostrare che il suo telefono cellulare ha agganciato la cella di Vallata e non di Bisaccia, come sostenuto dagli inquirenti, quando si sarebbe recato a Torre le Nocelle per una visita spirituale da Don Michele. Il suo legale, l'avvocato Carmine Ruggiero, aveva chiesto l'attenuazione della misura custodiale in carcere, con gli arresti domiciliari, ma il gip ha rigettato l'istanza. Accuse respinte anche dai fratelli Davide e Marco Lacerenza, ventenni di Orta Nova, che hanno negato di aver reso dichiarazioni spontanee ai carabinieri, durante una perquisizione effettuata dagli inquirenti presso la propria abitazione l'11 ottobre 2017.


Accuse pesanti per Cristofaro Aghilar che aveva commesso un errore grossolano durante i raid, lasciando sul luogo dell'incendio un verbale di riconsegna della sua auto, Alfa Romeo 156 station wagon, dai carabinieri di Orta Nova.
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Il Mattino