Roghi agricoli, ambientalisti all'attacco: dannose le ordinanze

Franco Mazza contesta i provvedimenti adottati negli ultimi giorni dai sindaci dei piccoli comuni

roghi agricoli
«Per regolamentare i roghi agricoli non servono ordinanze approssimative». Franco Mazza, presidente del comitato Salviamo la valle del Sabato, contesta i calendari...

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«Per regolamentare i roghi agricoli non servono ordinanze approssimative». Franco Mazza, presidente del comitato Salviamo la valle del Sabato, contesta i calendari pubblicati dai comuni per l’accensione dei residui vegetali.

Lo scorso 20 settembre è infatti scaduto il dispositivo contenuto nel decreto regionale che vietava gli abbruciamenti e i piccoli comuni della Valle del Sabato, a differenza di Avellino e Atripalda, anche a seguito di incontri convocati da Prefettura e Provincia, hanno stilato dei calendari che consentono - a settimana alterne e solo in determinati giorni e fasce orarie - i roghi di residui vegetali.

Così, per esempio, a Capriglia gli abbruciamenti sono consentiti il martedì e il sabato dalle 11 alle 16, a Grottolella la pratica agricola è consentita il lunedì e il giovedì, a Montefredane i giorni stabiliti sono il mercoledì e il sabato, a Summonte il martedì e il venerdì e così via.

Il calendario prevede a settimane alterne il divieto assoluto di abbruciamenti: «Si continua, insomma, con le medesime modalità degli anni passati e non si tiene conto dei bollettini meteo», sottolinea Mazza. «Qualche anno fa la Regione Campania aveva predisposto la possibilità di impedire i roghi agricoli in determinati giorni, quando cioè si verifica una particolare stabilità atmosferica con l’assenza di vento. In funzione di questi bollettini, i sindaci dovrebbero emettere ordinanze ad hoc che impediscano l’accensione dei roghi. Questo è però rimasto una lettera morta e Avellino continua a essere vittima, nel bene e in questo caso nel male, del suo particolare contesto geografico».

La città presenta infatti una conformazione sfortunata nella quale si verifica spesso il ristagno degli inquinanti per via di particolari e note condizioni meteorologiche e orografiche. «Viviamo in una valle circondata da colline», spiega il presidente della Sezione provinciale di Medici per l’Ambiente. «E quando si verificano condizioni atmosferiche come quelle di questi giorni con l’alta pressione non dovrebbero essere consentiti gli abbruciamenti. Invece si emettono ordinanze senza alcuna cognizione logica. La soluzione dovrebbe essere quella di consentire i roghi agricoli quando le condizioni meteo lo permettono, quando cioè il vento favorisce la dispersione degli inquinanti o quando ci sono diverse condizioni di umidità e temperatura rispetto alle attuali».
Si preannuncia, di conseguenza, considerati i bollettini meteo dei prossimi giorni, un’altra settimana pessima dal punto di vista della qualità dell’aria in città e nel suo hinterland più prossimo. Forse addirittura peggiore rispetto a prima delle ultime piogge, quando tra gli abbruciamenti clandestini notturni e la polvere sollevata dalla lavorazione delle nocciole i valori di Pm 10 raccolti dalle rete di monitoraggio dell’Osservatorio di Montevergine avevano superato i 50 microgrammi su metro cubo in tutta la Valle del Sabato, nel montorese e nella conca di Forino (l’Oms ha stabilito una media giornaliera che non deve superare i 40 µg/m³).


«Purtroppo si continua a ragionare in maniera inappropriata rispetto alla complessità della materia. Sono anni che lanciamo allarmi, ma non cambia niente e per noi sta diventando mortificante». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino