Ciampi e Sibilia blindano il dissesto e la consiliatura a Cinque Stelle. Il sindaco di Avellino e il sottosegretario all'Interno parlano a margine del secondo...
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Carlo Sibilia lo dice con la consueta nettezza: «Il sindaco di Avellino è Vincenzo Ciampi e si andrà al voto tra 5 anni. Per il resto, la situazione è chiara: ci sono 40 milioni di euro di buco fatti dalle precedenti amministrazioni, con l'irresponsabilità e forse la complicità di qualcuno che è all'interno del Comune. Non si può né salvare, né insabbiare. evidenzia Quindi non c'è alternativa al dissesto: se i conti dicono questo, non c'è altra soluzione». Sibilia è convinto che, alla fine, anche il default verrà votato: «I consiglieri eletti si mettano l'anima in pace, Ciampi può cadere solo se gioca a tennis dice riferendosi all'infortunio del primo cittadino durante la manifestazione - Non vedo per quale motivo non si debba votare quello che è nelle carte e nei documenti. C'è scritto che è impossibile rientrare». Se il dissesto verrà votato, «sarà un atto di responsabilità di tutto il Consiglio», e a quel punto si potrà ragionare insieme: «Mi auguro che quello che chiediamo da 4 mesi, di metterci a lavorare in un direzione unica, possa verificarsi. evidenzia il leader irpino del Movimento - Anzichè presentare sfiducie che poi vengono ritirate, le opposizioni cambino rotta per migliorare la nostra città». Ciampi, insomma, non si dimetterebbe nemmeno se il dissesto fosse bocciato. «Ma ciascuno avverte il sottosegretario si assumerebbe le sue responsabilità». Tantomeno, Sibilia crede che la sfiducia sia un rischio reale: «La credibilità di questa gente - contrattacca - è sotto lo zero. L'unico consiglio che posso dargli è di trovarsi un buon avvocato. Noi siamo al fianco delle forze dell'ordine e della Guardia di finanza per fare chiarezza totale. Con chi vuole solo salvarsi le spalle dopo i danni fatti chiosa non si può parlare di politica».
Anche per Vincenzo Ciampi «il dissesto potrebbe rappresentare il collante di una convergenza, in una valutazione non ideologica o partitica». Ma il sindaco non forza: «Ogni consigliere deve prendere una decisione che ritiene utile per la propria città». Come sulla sfiducia: «I consiglieri si sentano liberi. Se pensano che mandarmi a casa faccia il bene della città, lo facciano. riflette - Ma un'opposizione che è maggioranza non deve chiedere dimissioni, deve votarle». Quel che è certo, è che per il primo cittadino «il dissesto è una decisione immodificabile, che nasce dall'analisi delle carte». Conscio di non avere i numeri, guarda al sostegno, difficile ma non impossibile, delle altre forze politiche: «Ogni consigliere comunale studi bene gli atti, perché la decisione riguarderà il destino della città per i prossimi anni». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino