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Ora i privati guardano con nuovo interesse all'area dell'Autostazione. «La scheda della Ni01 potrebbe diventare il nuovo centro direzionale della città - dice il presidente dell'associazione dei costruttori irpini, Michele Di Giacomo - ma solo se rivelerà vincente la scommessa di trasferirvi davvero tutte le attività del trasporto. Se accadrà, e non mi sembra molto facile, la zona sarà davvero appetibile per i privati. Per il momento, ci sono costruttori impegnati nella zona e noi staremo a guardare se davvero partirà il nuovo corso».
Di Giacomo, ovviamente, sa bene che l'area dell'Autostazione, da oggi in poi, assume un valore del tutto nuovo. Ma, considerato ciò che è accaduto negli ultimi anni, si mostra molto cauto rispetto alla possibilità che gli imprenditori partano subito a razzo per riprendere le previsioni del Puc Cagnardi e trasformarla nel nuovo centro direzionale della città. «L'idea è certamente vincente dal punto di vista teorico. Ma va anche detto che ad Avellino frena non c'è tutto questo sviluppo immobiliare. Non siamo una città in piena attività da questo punto di vista. E se ci potrà essere davvero un nuovo impegno dei costruttori in quella zona lo valuteremo d'ora in avanti», chiarisce Di Giacomo.
Un vero e proprio guanto di sfida in merito era stato lanciato, proprio ai privati - attraverso Il Mattino - dall'assessore all'Urbanistica, Emma Buondonno, all'indomani dell'inaugurazione parziale del 7 settembre scorso.
Non c'è dubbio, però, sul fatto che l'apertura del terminal riapre una partita rimasta congelata per anni. Il Comune, che da tre anni non riesce a vendere le sue quote edificatorie sulla Ni01, più o meno il 20 per cento del totale, al costo di 6 milioni di euro, sarebbe pronto ad aggregarsi. Ma in realtà un Pua fu presentato già molti anni fa dai privati della zona. E finì male, con uno scontro al Tar con il Comune di Avellino. Negli anni successivi, i complessi realizzati ovvero le torri furono anche al centro di un'indagine della Procura in cui si contestavano, in particolare, il mancato rispetto del vincolo paesaggistico, per la presenza del Rio San Francesco, e di volumetrie in eccesso.
Una matassa ingarbugliata, insomma, che per anni ha tenuto in ostaggio lo sviluppo della più importante previsione urbanistica della città: la realizzazione del Parco dell'Autostazione, con l'annesso centro direzionale. Ma ora il polo comincia a prendere forma nei fatti. E se l'Autostazione finirà come previsto per attrarre in sé la gran parte del trasporto pubblico su gomma e dei relativi utenti, anche tutto ciò che orbita intorno al terminal assumerà nuovo valore. A cominciare dalle aree esterne, 3.000 metri quadrati, che l'Air vuole nelle sue disponibilità per la sosta dei bus che non rientrano nei soli 24 stalli interni. E che il Comune si è impegnato a consegnarle anche se da quanto si apprende apparterebbero ancora al privato. Gli imprenditori che avevano agito sulla zona, a partire da Luigi Lucentini, amministratore della «Sefin», committente delle torri realizzate, presto o tardi dovranno farsi sentire. Ma anche il Comune dovrà uscire definitivamente allo scoperto, visto che gli indirizzi del Puc vigente sembrano in contrasto con le linee programmatiche dell'adeguamento proposto dall'assessore Buondonno. Un piano che prevede la possibilità di costruire soltanto sul costruito.
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Il Mattino