Stellantis, Pratola Serra «minacciata» dallo stop ai motori tradizionali

Stellantis, Pratola Serra «minacciata» dallo stop ai motori tradizionali
L'Irpinia rischia di pagare a caro prezzo la decisione del Parlamento europeo di avallare la proposta della Commissione per impedire la vendita di vetture con motori...

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L'Irpinia rischia di pagare a caro prezzo la decisione del Parlamento europeo di avallare la proposta della Commissione per impedire la vendita di vetture con motori endotermici a partire dal prossimo 2035.


La decisione dei vertici del gruppo Stellantis di vincolare lo stabilimento di Pratola Serra alla produzione di propulsori alimentati a diesel fa sorgere, quanto meno, preoccupanti interrogativi sul futuro a lungo termine della fabbrica impegnata nella produzione di motori di media e alta cilindrata. L'azienda irpina ed i suoi 1691 dipendenti potrebbero finire di diritto tra le realtà che - secondo l'associazione di filiera Anfia - sarebbero a rischio in quanto impegnate nella produzione di componenti che non serviranno per l'elettrico. Se dal 2024, grazie all'avvio del nuovo propulsore B 2.2 Euro 7 che sarà montato su tutti i veicoli commerciali realizzati dal gruppo Stellantis e, presumibilmente, anche sui veicoli commerciali che il colosso nato dalla fusione di Fca e Psa produrrà per il gruppo Toyota lo stabilimento di Pratola Serra dovrebbe avviare una fase di rilancio, preoccupano non poco le prospettive a lungo termine anche per l'età media dei dipendenti, pari a 52 anni, che potrebbe far immaginare una chiusura indolore tra un decennio o poco più.

L'azienda che oggi produce i motori 1600 Euro 6 d final per la Jeep Compass e il Tonale, il 2000 Euro 6 d temp per la Renegade, la 500X, la Tipo ed i veicoli commerciali, il 2200 Euro 6 d temp per la Stelvio e la Giulia dovrà essere interessata da un processo di ammodernamento tecnologico che consenta l'avvio delle produzioni dei motori di nuova generazione. Si tratterebbe dello stesso percorso che, in questi mesi, interessa lo stabilimento del gruppo Stellantis di Tremery, in Francia dove, dal 2025, saranno realizzati esclusivamente propulsori elettrici. «A livello generale evidenzia il segretario della Fiom Cgil Giuseppe Morsa dobbiamo registrare i ritardi e la disattenzione del Governo: mentre altri Paesi immaginavano già il nuovo modello di mobilità, in Italia si muovevano critiche nei confronti della Commissione europea. Venendo a Pratola Serra, se l'Euro 7 può garantire risposte a medio termine, a lunga gittata è necessario che questo motore venga ibridizzato o, meglio, convertito con alimentazione ad idrogeno. Fondamentale è, inoltre, mettere in campo un piano per la transizione ecologica perché anche le aziende dell'indotto avranno ripercussioni violente». Morsa rilancia l'idea di rimettere in piedi il consorzio automotive, immaginato nel 2008, nel quale «piccole e medie imprese lavorano per costruire un indotto e accorciare la filiera del comparto». «Da tempo fa eco il segretario della Fim Cisl Luigi Galano chiediamo un tavolo di discussione sull'automotive perché non siamo ancora pronti alla transizione: registriamo un grosso handicap di competenze che abbisognerebbe di un piano di sostegno alle aziende ed un piano di formazione per i lavoratori del settore».
Galano è «fiducioso per il futuro dello stabilimento di Pratola Serra» ma «è fondamentale essere realisti visto che il rilancio non prenderà il via prima di diciotto mesi e abbiamo firmato un'intesa per l'uscita incentivata di altri novanta dipendenti. Dobbiamo gestire gli attuali esuberi e guardare al futuro immaginando una mission differente: rispetto ai dieci operai necessari per la realizzazione di un propulsore a combustione, ne bastano tre per la produzione di un motore elettrico».

Sulle problematiche per le aziende irpine del comparto automotive, in primis per la fabbrica di motori di Pratola Serra, i sindacati non hanno una visione unitaria. «Le notizie di superamento delle motorizzazioni endotermiche - dice il segretario della Uilm Gaetano Altieri - non possono e non devono stupire. Siamo consapevoli delle difficoltà e dei rischi, ma è inutile fasciarsi la testa rispetto ad una scadenza che è distante tredici anni. Piuttosto, è fondamentale provare a vedere il bicchiere mezzo pieno per la missione produttiva assegnata allo stabilimento per i prossimi anni. Ci sarà tempo, alla luce delle novità in continua evoluzione, per comprendere cosa potrà fare la fabbrica di Pratola Serra dopo il 2035».


Vuole guardare il bicchiere mezzo pieno anche Franco Mosca della Fismic che è preoccupato piuttosto per la nuova organizzazione aziendale che, dal prossimo 4 luglio, vedrà la quasi totalità dei reparti dell'azienda di Pratola Serra attiva solo su due turni per avere una fabbrica più flessibile e veloce e valutare le risposte degli impianti e dei fornitori rispetto ad una settimana lavorativa che non sarà limitata a due soli giorni. «Sono certo dice che le nuove tecnologie potranno essere dirottate anche nel nostro stabilimento, pur con la consapevolezza che il termine delle produzioni di motori endotermici per i veicoli commerciali è fissato al 2040 e che potrebbe esserci spazio ancora per motorizzazioni ibride, elettriche e con alimentazione endotermica».
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Il Mattino