Se gli parli di infrastrutture al Sud, sorride amaro. «Ho quattro stabilimenti tra Vallata e Lacedonia, 120 dipendenti, siamo da 40 anni una realtà del settore...
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Paradossale ma vera, la storia è stata raccontata anche al capo del governo che ha subito assicurato il suo interessamento. Peccato che anche l'impegno politico al più alto livello finora abbia potuto poco. «Che vuole che le risponda? Tra mandati revocati al vecchio fornitore di metano, una nuova gara prima assegnata e poi bloccata da ricorsi al Tar, la situazione si è come incancrenita. Pensi, mancano solo un centinaio di metri di condotta e una cabina di trasformazione ma noi restiamo ancora senza gas». Che poi, ci si chiede, a cosa servirà mai il metano per un'azienda aerospaziale? Serve e non come si potrebbe comunemente pensare a produrre riscaldamento. «Abbiamo impianti di galvanica, una ventina di vasche di varie dimensioni: riscaldarle elettricamente costerebbe dieci volte di più, ecco perché occorrerebbe il metano dice Villano -. Con il gpl, peraltro, nemmeno siamo del tutto sicuri: pensi al mancato rifornimento, ad esempio, per svariati motivi o ad altre diavolerie».
Mantenere il mercato in simili condizioni è davvero un miracolo, ma Villano non si è finora pentito di avere investito cinque anni fa nel raddoppio dei suoi stabilimenti, i due di Vallata aggiunti a quelli già esistenti a Lacedonia. «Pensavamo di poterci consolidare ed estendere in un comparto strategico come quello aerospaziale, offrendo occupazione al territorio e fermando, nel nostro piccolo, l'emorragia dei giovani che lo abbandonano. I bomboloni di gas mi permettono di non perdere i clienti ma non possiamo andare a regime», dice Villano. Già, perché senza questi disservizi la Omi sarebbe stata in grado di allargare i turni di lavoro da uno a tre, assumendo fino a 350 lavoratori, due terzi in più degli attuali. «È il mio rammarico maggiore ammette l'imprenditore - perché qui ci sono professionalità eccellenti che meritano una opportunità. Noi sviluppiamo alta tecnologia, abbiamo già una trentina di ingegneri specializzati di questa zona e vorremmo garantire altri spazi adeguati ai giovani del territorio, ma non ci riusciamo».
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Una quindicina di milioni l'investimento affrontato negli ultimi cinque anni, sperando che le promesse sulle infrastrutture non fossero all'italiana. Niente da fare, la storia si ripete. Ma Aquilino Villano, razza irpina, non demorde anche se la delusione è cocente: «La politica deve capire che al Nord e al Sud siamo uguali, poi vediamo chi è più bravo in campo internazionale o a livello tecnologico. Ma così, con servizi inesistenti, strade fatiscenti e zone industriali senza infrastrutture, materiali e immateriali, e una scuola molto carente sul piano formativo, non si va da nessuna parte». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino