Un mese di metro leggera «Ma qui non sale nessuno»

In viaggio sulla nuova linea cittadina: "Non c'è nessuna differenza con i bus"

I bus della filovia
Due persone a bordo a via Brigata, altre tre salgono a Corso Europa, altezza via Matteotti, sei ragazzini a Piazza Libertà. In undici arrivano fino alla stazione...

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Due persone a bordo a via Brigata, altre tre salgono a Corso Europa, altezza via Matteotti, sei ragazzini a Piazza Libertà. In undici arrivano fino alla stazione ferroviaria dove il treno tarda a fischiare. La metropolitana leggera viaggia, praticamente, quasi a vuoto. Ed è così, ormai, da un mese. Da quel lunedì 3 aprile quando il sistema di trasporto a basso impatto ambientale, costato circa 25 milioni di euro e che ha portato alla palificazione di buona parte del capoluogo, è diventato realtà dopo venti lunghi anni di attesa e tantissime polemiche per la presenza dei tanto odiati pali che, in alcuni casi, sfiorano addirittura i balconi delle private abitazioni.

"Circolare 0", questo l'indicatore di fermata e destinazione che campeggia dal led della filovia e che diventa quanto mai significativo. Per capirlo basta fare un giro sulla metro in un venerdì qualsiasi, dalle 12.30 alle 13.15, orario di punta per una città capoluogo, partenza via Brigata destinazione Borgo Ferrovia e ritorno. La circolare viaggia semideserta e comprenderne i motivi non è difficile. «Raggiungo via Colombo tutti i giorni per assistere un familiare, ma non sempre utilizzo la metro. Se passa prima uno dei vecchi autobus, salgo a bordo perché la frequenza è simile, il percorso è lo stesso ed anche il costo del biglietto.

Quindi l'uno o l'altro è indifferente» spiega una signora prima di prenotare la fermata di fronte al cimitero, nei pressi della sua abitazione. Né il mezzo si ripopola allo stop nella centralissima Piazza Libertà dove le persone in attesa sono diverse decine. Solo un gruppetto di ragazzini sceglie la metro per raggiungere Parco Santo Spirito. Gli altri preferiscono aspettare l'autobus che li condurrà direttamente ad Atripalda, perché, utilizzando la metro, dovrebbero fare un inutile cambio mezzo per ritirarsi. E a bordo c'è anche chi si lamenta della mancanza di orari e indicazioni alle fermate. «Vogliono che utilizziamo questo nuovo mezzo pubblico ma capire quando ne passa uno diventa un'impresa ardua. Io lo utilizzo solo perché per ragioni di salute non riesco più a guidare l'auto. E poi perché chiamare metropolitana quella che un tempo si chiamava filovia e che oggi, in altre città, viene dismessa in favore di mezzi più piccoli, più veloci e più frequenti?», impreca un signore.

Chi sale a bordo della metro ogni giorno, sono gli autisti dell'Air. «La maggiore affluenza di persone si registra tra le sette e mezza e le otto di mattina e da mezzogiorno e mezza fino alle quindici. Un po' anche nelle ultime due corse fino alle diciassette e trentacinque. In queste fasce orarie ci sono studenti e lavoratori che dalla provincia arrivano alla stazione ferroviaria con i mezzi sostitutivi del treno e per raggiungere il centro città utilizzano la metro» racconta il conducente. La circolare 0, insomma, serve a smaltire un po' di viaggiatori dalle corse mattutine del trasporto pubblico urbano ordinario, ma per il resto della giornata viaggia per pochi intimi. Impossibile non notare come, lungo il tragitto ad anello da 11 chilometri che collega Valle a Borgo Ferrovia passando per il centro città, agganciando il mezzo ai cavi elettrici, il percorso della metro si accavalli con quello degli autobus della linea 1, 2 e 6. Con l'aggravante che la metro non collega, per il momento, il capoluogo con i comuni limitrofi di Mercogliano, dal lato Ovest, e Atripalda, sul versante est. Così come non si può non osservare che, nonostante le corsie preferenziali del mezzo siano ben evidenti con tanto di cordoli e segnaletica orizzontale, qualche buontempone le invade comunque lasciando anche la propria auto in divieto di sosta, rendendo così ancor più difficoltoso il passaggio della metro. Ancora più desolante poi lo scenario davanti alla stazione. Qui la circolare osserva anche uno stop di 15 minuti, come accade in tutti i punti nevralgici delle città dove ci soni i capolinea del trasporto urbano proprio perché è lì che si registra la maggiore affluenza di persone. Ma questo non accade ad Avellino e dalla stazione la metro riparte vuota. Ad attenderla non c'è nessuno, perché nessun passeggero può scendere da un treno fantasma per poi timbrare un altro biglietto a bordo di un mezzo urbano per raggiungere la sua destinazione. Segno che il famoso sistema di mobilità di interscambio ferro-gomma resta una chimera. Con il rischio che, di questo passo, la Regione, dati alla mano, possa valutare che il gioco (la metro) non valga la candela (i costi di gestione). A quel punto ad Avellino non resterà che attaccarsi ai pali.
 

 

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Il Mattino