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Avellino

Vallo Lauro, tensione tra i Cava e i Graziano: intensificati i controlli

Dissidi tra alcuni componenti delle rispettive famiglie

Vallo Lauro, tensione tra i Cava e i Graziano: intensificati i controlli

di Katiuscia Guarino

venerdì 20 settembre 2024 Ultimo aggiornamento 08:10

Sale di nuovo la tensione tra i Cava e i Graziano nel Vallo Lauro. Dissidi tra alcuni componenti delle rispettive famiglie, soprattutto giovanissimi, hanno fatto scattare la vasta operazione nel...
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Sale di nuovo la tensione tra i Cava e i Graziano nel Vallo Lauro. Dissidi tra alcuni componenti delle rispettive famiglie, soprattutto giovanissimi, hanno fatto scattare la vasta operazione nel Vallo Lauro da parte degli agenti della Questura, coordinati dalla Procura della Repubblica di Avellino. Sono stati organizzati perquisizioni domiciliari e posti di controllo nei comuni della zona. Si teme che il fuoco sotto la cenere possa riprendere vigore. E che dagli screzi si arrivi a situazioni ben più gravi.

In relazione a tutto questo, sono state messe in campo subito le contromosse. Una serie di servizi straordinari specifici, finalizzati in modo particolare alla ricerca di armi. In tale contesto, si inserisce l'arresto di Felicetta Cava, la 41enne figlia del boss Biagio Cava, deceduto nel 2017 a causa di un tumore.

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La donna è stata trovata in possesso di un'arma. Aveva la pistola addosso, ben occultata. Gli agenti della Squadra Mobile e i colleghi del Commissariato di Lauro, coordinati dalla Procura della Repubblica di Avellino, le hanno sequestrato una calibro 6,35 illegale, con caricatore inserito e colpo in canna. Per oggi è fissata l'udienza di convalida dell'arresto davanti al giudice Paolo Cassano. La donna, difesa dall'avvocato Raffaele Bizzarro, deve rispondere di detenzione illegale di arma. Felicetta Cava si trova ora ai domiciliari. Oggi potrà fornire la sua versione rispetto al sequestro dell'arma, avvenuto nel corso della perquisizione nella casa di Pago Vallo Lauro.

Sono stati effettuati posti di blocco e controlli dinamici, con una serie di accertamenti anche presso abitazioni, casolari di campagna e terreni. Il timore, dunque, è che possa riaccendersi la faida tra le due storiche famiglie camorristiche, dopo una lunga fase di calma nell'intero Vallo Lauro. E ciò grazie a una serie di operazioni che hanno decimato i due clan con numerosi arresti, anche eccellenti. Ma le rivalità potrebbero tornare a galla e potrebbe esserci una recrudescenza dei dissidi. Fibrillazioni che preoccupano non poco le forze dell'ordine e la magistratura. Subito sono state alzate le barricate.

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A far suonare l'allarme rosso, dunque, alcuni episodi che si sarebbero registrati nei giorni scorsi. Si parla di litigi pare per futili motivi -avvenuti tra esponenti giovanissimi (anche minorenni) delle due famiglie nel corso delle feste patronali di Quindici e Marzano di Nola. Fatti finiti subito sotto la lente della Procura della Repubblica di Avellino e delle forze dell'ordine. C'è stata quindi l'azione preventiva con un rafforzamento dei controlli e servizi specifici alla ricerca di armi clandestine nei comuni della zona. Questo ha portato all'arresto di Felicetta Cava che in mattinata è attesa all'udienza di convalida. 

Felicetta, nel maggio del 2002, fu coinvolta nella strage delle donne a Lauro. Venne ferita gravemente. E da allora è costretta su una sedia a rotelle. Rimasero uccise tre donne della famiglia Cava. A perdere la vita, la sorella del boss Biagio Cava, Michelina, la cognata Maria Scibelli, 53 anni, e la figlia Clarissa, di soli 16 anni. Itala Galeota Lenza, 51 anni, restò ferita in modo meno grave. Due i feriti anche per la famiglia Graziano. A coordinare le indagini per quella strage, fu l'allora sostituto procuratore della Dda, Domenico Airoma, attuale Procuratore della Repubblica di Avellino. Proprio Airoma ha combattuto i clan del Vallo Lauro, incrociando la sua attività con quella del questore Pasquale Picone. Entrambi conoscono bene la realtà e le dinamiche che si muovono su quel territorio. L'attenzione è massima per spegnere sul nascere ogni fuoco che rischia di riaccendersi tra le due famiglie.

Lo scorso mese di marzo a Taurano, nel corso di un evento presso l'istituto scolastico Benedetto Croce dedicato a Nunziante Scibelli vittima innocente della mafia, il procuratore Airoma lanciò un allarme. «Non possiamo rimanere tranquilli. È evidente il fatto che se non si verifichino più delitti efferati e che il sangue non scorra, non significa affatto che la criminalità sia inattiva. Esistono diversi circuiti, soprattutto nell'ambito economico e amministrativo, dove è probabile che gli interessi criminali si stiano attualmente manifestando».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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