Violenze all'asilo, la relazione choc: «Bimbi traumatizzati, disagi emotivi»

Violenze all'asilo, la relazione choc: «Bimbi traumatizzati, disagi emotivi»
Violenze nell'asilo di Solofra: alcuni bambini ascoltati in audizione protetta presentano «disturbi da stress post-traumatico, stati emotivi negativi, indicatori di...

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Violenze nell'asilo di Solofra: alcuni bambini ascoltati in audizione protetta presentano «disturbi da stress post-traumatico, stati emotivi negativi, indicatori di esposizione ad un evento traumatico accaduto sia ad altri sia esperito in prima persona».


Elementi che emergono dalle 430 pagine della perizia realizzata dalla consulente Raffaella Perrella, nominata a luglio dal gip del tribunale di Avellino Fabrizio Ciccone per verificare l'attendibilità delle testimonianze dei piccoli alunni. L'inchiesta sull'asilo di via Fratta a Solofra era stata avviata dopo l'allarme lanciato - nella chat della classe - da alcune mamme su presunti maltrattamenti da parte di alcuni insegnanti. Altre mamme avevano raccontato agli inquirenti della situazione drammatica vissuta dai loro figli: si rifiutavano di andare a scuola, piangevano al momento di prepararsi per recarsi all'asilo e avevano strani disturbi. I quattro docenti indagati della scuola materna di via Fratta Gerardo De Piano (l'unico ad essere accusato anche di violenza sessuale), Laura Maria Lieto, Maria Rosaria Guerra e Vincenza Palazzo (accusate di maltrattamenti) - ad avviso della pubblica accusa, «offendevano in più occasioni l'onore, il decoro e la reputazione degli alunni proferendo nei loro confronti espressioni vessatorie e offensive»: «Ti attacco sopra la trave, ti devo impiccare, oggi non fai merenda e se non vuoi che ti faccia piangere finiscila», queste alcune delle frasi rivolte dagli insegnanti coinvolti nell'inchiesta nei riguardi degli alunni tali da creare un clima drammatico e da causare, ad avviso del magistrato, «sofferenze psichiche e psicologiche» nei minori. Ad aggravare la posizione degli insegnanti anche le riprese video dalle quali, ad avviso dell'accusa, sarebbero emersi spintoni e schiaffi. Schiaffi che vengono raccontati e mimati dai diversi bambini ascoltati in audizione protetta e rappresentati in aula dagli avvocati Raffaele Tecce, Marino Capone, Danilo Iacobacci, Michela Pelosi e Maria Concetta Mari. A confermare che in classe venisse utilizzata quella metodologia educativa (le percosse), anche altri bambini non coinvolti nelle vicende contestate. Schiaffi che venivano inferti sulle mani, sul sedere, mentre in alcuni casi venivano utilizzati anche dei bastoni, tre per l'esattezza di diverso colore (stando al racconto fornito dai nove bambini, uno dei quali è stato però considerato inattendibile).

Inoltre dalla consulente Perrella è stato evidenziato che alcuni bimbi hanno manifestato «un disagio emotivo quando l'attenzione veniva dirottata nell'ambito scolastico».


Ieri mattina è stato chiuso l'incidente probatorio e si attende la decisione del pubblico ministero Iglio sulla chiusura o meno delle indagini. Intanto l'avvocato Gaetano Aufiero, difensore di De Piano, precisa che «dall'incidente probatorio non è emerso in modo inequivocabile alcun ipotesi di reato, né i presunti maltrattamenti, tantomeno la violenza sessuale». Ipotesi accusatoria, quella di stampo sessuale, contestata dagli inquirenti solo a De Piano L'uomo, posto dapprima agli arresti domiciliari e successivamente in carcere, quando gli fu aggravata la misura cautelare a causa della mancata osservanza delle prescrizioni, fu poi rimesso in libertà dal Tribunale partenopeo in accoglimento dell'istanza di riesame presentata dall'avvocato Aufiero. Il tribunale del Riesame, scarcerò il maestro ritenendo «del tutto insussistenti gravi indizi di colpevolezza per il reato di violenza sessuale», annullando quindi la misura. Dopo il ricorso presentato dal pubblico ministero Iglio, la Corte di Cassazione ha confermato la decisione del tribunale del riesame, ritenendo allo stesso modo insussistente le accuse di violenza sessuale, che comunque restano contestate dal pm. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino