Aggressione ai medici a Benevento, fuga dai Pronto soccorso

Quilici: va adottato il sistema migliore per tutelare la serenità

Aggressione ai medici a Benevento, fuga dai Pronto soccorso
Migliori prospettive per incentivare il personale medico a rimanere al Pronto soccorso del «Rummo» e a partecipare ai concorsi indetti dall'azienda potrebbero...

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Migliori prospettive per incentivare il personale medico a rimanere al Pronto soccorso del «Rummo» e a partecipare ai concorsi indetti dall'azienda potrebbero arrivare anche dalle decisioni del governo di depenalizzare l'atto medico.

«L'approvazione alla Camera dice Guido Quici, presidente nazionale della confederazione Cimo-Fesmed - della mozione della responsabilità professionale dei medici è senz'altro un'ottima notizia anche per il nostro ospedale. La depenalizzazione dell'atto medico è infatti uno dei tre obiettivi che abbiamo posto alle istituzioni per il 2024 ma bisogna adottare il sistema migliore per tutelare la serenità del personale sanitario, che non può lavorare costantemente sotto la spada di Damocle della responsabilità penale, oltre che i diritti dei pazienti che ritengono di essere stati danneggiati».

Le denunce nei riguardi dei medici delle unità di Pronto soccorso del «Rummo» e del «Sant'Alfonso» rappresentano infatti uno dei motivi per cui i professionisti decidono di lasciare le strutture. Gli esempi più eclatanti sono rappresentati dal decesso dello studente 15enne di Montesarchio, alla fine del 2022, che comportò l'iscrizione nel registro degli indagati di sette medici dell'emergenza-urgenza, tra medici del 118 e medici del Pronto soccorso di Sant'Agata. Lo stesso iter era stato seguito, a una settimana di distanza, per il decesso di un 58enne che era stato trasportato al «Rummo» con dolori addominali ed era voluto tornare a casa, nonostante il parere contrario dei medici. Ma è solo la punta dell'iceberg, perché le denunce e le minacce al personale che presta servizio nell'emergenza sono all'ordine del giorno e sono aumentate dopo la pandemia, che ha anche cambiato le regole, impedendo ai familiari dei pazienti di rimanere con loro, almeno nei casi più complessi. Le lunghe attese per ottenere l'attenzione dei sanitari, lo stato d'ansia per i familiari che stanno male, le difficoltà di comunicazione tra operatori sanitari e utenza sono un mix esplosivo in grado di scatenare aggressioni, nella maggior parte dei casi solo verbali, e di far maturare la decisione di denunciare i medici. É chiaro che, per i professionisti, costretti a lavorare sotto stress sia per ottimizzare i tempi e riuscire a salvare la vita ai pazienti che per la mole di accessi e per il pressing dei familiari dei malati, l'attività in Pronto soccorso non è attrattiva, in quanto troppo onerosa sia psicologicamente che materialmente. È probabilmente a questo punto che scatta la considerazione: «Ma chi me lo fa fare?», soprattutto tra i giovani professionisti che possono aspirare a lavorare in altri reparti meno impegnativi.

«Sono prioritari conclude Quici - la proroga dello scudo penale adottato nel corso dell'emergenza Covid e il contestuale avvio dei lavori per consentire di adottare una norma che depenalizzi l'atto medico. Si tratta di azioni necessarie per garantire maggiore tranquillità ai medici e ingenti risparmi per le casse dello Stato, considerando che la medicina difensiva costa ogni anno 10 miliardi di euro. Contestualmente, bisognerebbe eliminare l'odioso tetto alla spesa per il personale sanitario, introdotto nel 2004 e mai più modificato se non marginalmente perché questo intervento cancellerebbe l'alibi che attribuisce la causa delle mancate assunzioni e valorizzazioni del personale ai limiti imposti dal tetto di spesa che, in alcune realtà, viene aggirato pagando a peso d'oro il lavoro a cottimo delle cooperative. Inoltre, far uscire il personale sanitario dalla pubblica amministrazione e valorizzarlo economicamente attraverso l'aumento dell'indennità di specificità medica e sanitaria, avvicinerebbe gli stipendi italiani alla media europea. Ma queste sono soluzioni da adottare a livello governativo, dalle quali anche le piccole realtà come la nostra trarrebbero inevitabili benefici». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino