Benevento: assolta la badante di una 83enne: era accusata di lesioni gravi e rapina

Dichiarata innocente al termine del processo

Il tribunale di Benevento
Era finita a processo con le accuse di lesioni gravissime, rapina e abbandono di incapace, reati contestati nei confronti dell'anziana di cui era badante. Ieri Maria Elena...

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Era finita a processo con le accuse di lesioni gravissime, rapina e abbandono di incapace, reati contestati nei confronti dell'anziana di cui era badante. Ieri Maria Elena Polese, 55enne beneventana, è stata assolta dal tribunale per non aver commesso il fatto rispetto ai primi due capi di imputazione e perché il fatto non sussiste per il terzo. La vicenda risale al 2019. Secondo una indagine che era stata condotta dalla squadra mobile della questura di Benevento, la donna, che insieme ad altre due persone assisteva una 83enne, aveva somministrato a quest'ultima farmaci contenenti benzodiazepine una sorta di sedativo - cagionandole uno stato di lipotimia, vale a dire di stordimento. Successivamente, approfittando dello stato di incapacità di intendere e volere dell'anziana, avrebbe sottratto le chiavi della cassetta di sicurezza presente nell'abitazione e rubato la somma di 25mila euro. Poi, sempre in base alla ricostruzione degli investigatori, sarebbe fuggita lasciando a casa da soli sia la vittima che il suo figliastro non autosufficiente, senza preoccuparsi della loro salute.

Nel corso del procedimento, prima della discussione, i fatti erano stati messi in discussione dalla deposizione di un investigatore. In base a quanto riferito da quest'ultimo ai magistrati, dall'analisi dei tabulati telefonici, era emerso che la Polese era rimasta a casa dell'anziana fino alle 22, dunque, non era scappata via due ore prima. La stessa 55enne si era detta estranea alla vicenda tanto che, aveva raccontato in sede di escussione, era rimasta stupita dal fatto che l'altra persona incaricata della cura dell'anziana il giorno dopo l'accaduto (il 27 settembre 2019) le aveva domandato se l'83enne fosse ancora in grado di parlare. Inoltre, con riguardo al medicinale assunto e che aveva indotto la signora in uno stato di stordimento/sedazione, si è ipotizzato che avesse potuto assumerlo da sola, incidentalmente, confondendolo. Il pubblico ministero, Olimpia Anzalone, nel corso della requisitoria, aveva chiesto per l'imputata la condanna a sette anni. A seguire l'intervento dell'avvocato difensore, Matteo De Longis, ed infine la sentenza di assoluzione. Maria Elena Polese si trovava agli arresti domiciliari dall'aprile del 2022, misura ora revocata.

 

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Il Mattino