Bar incendiato sul corso Garibaldi: continua la caccia ai due piromani

Bar incendiato sul corso Garibaldi: continua la caccia ai due piromani
Dopo la distruzione ad opera di malavitosi del bar «Hope», dato alle fiamme ora si guarda la futuro. L'avvocato Nicola Covino, infatti, ha presentato alla Procura...

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Dopo la distruzione ad opera di malavitosi del bar «Hope», dato alle fiamme ora si guarda la futuro. L'avvocato Nicola Covino, infatti, ha presentato alla Procura un'istanza per chiedere il dissequestro del locale, sul corso Garibaldi, a nome di Antonio Muscetti, gestore di fatto, e della figlia intestataria della licenza. Nelle prossime ore sarà il sostituto procuratore Maria Gabriella Di Lauro, che coordina le indagini sul rogo, a pronunziarsi sull'istanza che rappresenta il prologo della ripresa dell'attività, nonostante i titolari, come dichiarato sin da subito, non essendo assicurati siano alle prese con consistenti difficoltà tenuto conto dell'ammontare dei danni.

Il dissequestro è essenziale per consentire la rimozione di quanto resta delle suppellettili andate distrutte nel rogo, e quindi puntare a restaurare il locale che i gestori hanno in fitto da circa un anno. Del resto il dissequestro è possibile perché i carabinieri del Nucleo radiomobile e operativo della Compagnia di Benevento, diretti dal tenente Giuseppe Friscuolo, che sin dal primo momento conducono le indagini, hanno già repertato tutto ciò che poteva avere una utilità per lo sviluppo degli accertamenti e giungere all'identificazione degli autori del raid incendiario, portato avanti con l'obiettivo di fermare l'attività commerciale. Le modalità del rogo, infatti, non fanno ritenere che si trattasse di una intimidazione. 

L'incursione, come ricostruito dai carabinieri, è stata opera di un paio di individui che hanno utilizzato un bottiglione per portare liquido infiammabile nel locale. C'è stata anche un'esplosione che ha provocato ulteriori danni. Le immagini delle telecamere di un locale adiacente e di un negozio hanno permesso anche di intravedere due persone che sono entrate nel locale attraverso il vicolo III Settembre dopo aver forzato una porta. Pochi minuti per distruggere tutto e provocare danni che hanno superato, come dichiarato dai titolari, 50mila euro.

Le immagini non sono chiarissime, da qui la necessità di una loro scomposizione da parte degli esperti dell'Arma. Gli inquirenti, sebbene siano convinti che la matrice sia locale non escludono che siano stati arruolati malavitosi non sanniti. Questo tipo di attentati richiede una capacità non comune perché un minimo errore può provocare ustioni e ferite che non passerebbero inosservate. Non a caso i carabinieri hanno verificato se ci sono stati accessi negli ospedali locali per curare ferite da ustioni. 

Gli inquirenti hanno ascoltato, oltre ai titolari del bar, una decina di persone informate sui fatti, ma non sarebbero scaturiti elementi decisivi per dare una svolta alle indagini soprattutto per individuare il movente. Un qualcosa che è avvenuto negli ultimi mesi, perché Muscetti aveva gestito a lungo il bar Castello, sul corso Garibaldi, di fronte alla prefettura, e non si erano mai verificati episodi allarmanti. L'aver trovato un locale più centrale aveva favorito il trasferimento. Poi il rogo intorno alle 4 della notte tra il 24 e il 25 ottobre.

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Il Mattino