Consiglio di Stato su via Galanti: il quinto piano non era abusivo

via galanti
BENEVENTO - Vince la Conca. Definitivamente, come da sentenza della seconda sezione del Consiglio di Stato, ponendo fine ad una lunga vicenda urbanistica che ha contrapposto...

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BENEVENTO - Vince la Conca. Definitivamente, come da sentenza della seconda sezione del Consiglio di Stato, ponendo fine ad una lunga vicenda urbanistica che ha contrapposto per oltre un decennio il Comune all’impresa difesa dall’avvocato Roberto Prozzo. Il contenzioso verteva sulla realizzazione del programma di recupero urbano in Via Galanti al Rione Libertà, su questioni concernenti la Dia e la demolizione di opere edilizie che il Comune considerava abusive. Nel 1999, l’Amministrazione Viespoli indice gare per ricercare imprese che realizzassero progetti per la ristrutturazione urbanistica ed edilizia del Rione, mediante apposito Accordo di Programma con la Regione. La Conca si aggiudica quello relativo al Pru di via Galanti, la realizzazione di opere di urbanizzazioni e 72 alloggi di edilizia residenziale non di lusso, di circa 110 metri quadri cadauno, successivamente ridotti, su richieste degli aventi diritto, a 90 e 70 metri, in modo da favorire l’accesso alla prima casa a più famiglie, riducendo ancora di più il costo per singola unità. L’impresa Conca partecipa, con il progetto di via Galanti, al bando promosso dalla Regione per assegnare contributi a fondo perduto a quelle imprese e/o cooperative che avessero i requisiti economici, finanziari e progettuali: viene riconosciuto un contributo di circa 1 milione e mezzo, da frazionare tra tutti gli alloggi da realizzare ed a vantaggio esclusivo dei singoli assegnatari, che fossero però fomiti di requisiti oggettivi e soggettivi vincolanti all’ottenimento del contributo in conto capitale.

Cambiato il governo comunale nel 2006, il neo dirigente del settore Gestione e Tutela del Territorio dichiara priva di efficacia la concessione edilizia rilasciata alla Conca nel 2002, oltre che nulla la Dia del 2004, nella quale si certificavano le modifiche interne richieste dagli assegnatari e la realizzazione di box in sostituzione dei posti auto già assegnati. Si innesca un contenzioso giudiziario, civile e penale, che dopo un decennio si è concluso con il riconoscimento dei diritti della Conca. Nel 2007, il dirigente, peraltro, ordinava la demolizione delle opere presunte abusive, bloccando di fatto la consegna del lotto C-D (18 alloggi e 4 locali commerciali) ai legittimi assegnatari, un fabbricato posto sul lungo fiume Sabato alla via Raoul Follerau, oggi è totalmente vandalizzato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino