«Stiamo recuperando i danni alla bottaia dove siamo stati colpiti, fortunatamente solo da allagamenti di fango ma non da frane, difficile invece sarà recuperare circa 3 ettari...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La sua è una piccola cantina di tradizione contadina, circa 50mila bottiglie tra Aglianico e Falanghina a Ponte. Lorenzo, a bottega da Luigi Moio, è conosciuto soprattutto per i suoi due strepitosi bianchi. Sulla sponda opposta del Calore, l’altra piccola azienda in difficoltà è Torre del Pagus. Giusy Rapuano racconta della pioggia terribile, delle pietre piovute dalla collina ma della struttura che per fortuna ha tenuto. Danni ai vigneti, ancora da quantificare e un punto interrogativo sulla vendemmia.
Cosa è successo in questa stagione? La premessa è che l’annata 2015 è sostanzialmente molto buona, a differenza di quella precedente. Il caldo ha portato ad un anticipo di una decina di giorni per cui il giorno dell’alluvione tutte le uve sannite (fiano, greco, falanghina, coda di volpe, piedirosso, montepulciano) erano ormai al sicuro. Discorso diverso per l’aglianico, ultima uva che si raccoglie in Italia, che proprio in questi giorni ha raggiunto la piena maturazione.
La priorità per queste due piccole aziende dunque è tornare subito alla normalità per vendemmiare e mettere in fermentazione i mosti. Discorso diverso per la Cantina di Solopaca: «Abbiamo raccolto 130mila quintali -dice il presidente Carmine Coletta- restano solo i tremila di aglianico, ma già la prossima settimana saremo in condizione di essere operativi. Il punto vendita è già in funzione». Ma proprio qui i danni sono stati pesanti: l’acqua nella bottaia e soprattutto circa 80mila bottiglie sotto il fango. Andrebbero recuperate e pulite, certamente ri-etichettate per poter essere vendute». L’idea dunque è di venderle così: «Sporche ma buone» sarà lo slogan con l’incasso che va ad un fondo comune per sostenere le spese dei danni.
«La qualità del vino non viene certo compromessa, è solo una questione estetica» scherza Coletta. Insomma, i veri danni si vedranno quando sarà terminato il censimento dei viticoltori che hanno i vigneti vicino al fiume e che sono stati trascinati o rovinati dalla piena. Questi sono i danni strutturali subiti dal settore e a cui bisognerà mettere mano nei prossimi mesi per tornare alla normalità. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino