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Scontro tra «agostiniani» e il parroco di Santa Maria della Pace e Santa Rita a Benevento. L'utilizzo della palazzina adiacente alla chiesa di Pacevecchia e costruita come centro sociale polivalente, ha aperto il clamoroso conflitto. Ieri mattina la denuncia pubblica di don Teodoro Rapuano, interrotto dagli applausi scroscianti dei fedeli durati più di un minuto. Prima della fine della messa, dall'altare, al posto della benedizione, le parole del parroco, noto e apprezzato per il suo impegno sociale, che si è dovuto fermare perché è scoppiato in lacrime. «Ho taciuto per tre anni, ora basta, è giusto che voi sappiate che gli agostiniani ci hanno chiesto 700mila euro per cedere l'intera struttura che appartiene all'ordine di Sant'Agostino semplicemente perché era il gestore all'epoca e che eticamente, invece, è della comunità, di voi tutti, perché costruita nei primi anni 80 con i fondi Iacp, integrati con fondi europei e i contributi di tanti fedeli che hanno comprato anche gli arredi. Si sono tenuti anche l'oro di Santa Rita e ora hanno fittato a una cooperativa che aprirà una casa di riposo, la palazzina costruita, invece, come centro sociale polivalente a servizio del quartiere. Una cosa immorale. Questa casa realizzata nel recinto della parrocchia come opera sociale non può avere altri utilizzi. Fa male che un'opera religiosa abbia finalità di business. Inoltre, ieri (sabato sera ndr), c'è stata l'inaugurazione ed io non solo non sono stato invitato, ma non ho ricevuto nemmeno il saluto dei religiosi presenti».
La storia sembra complessa e tortuosa, ma in effetti non è così, anche se le posizioni sono distanti. Tutto ha avuto inizio dopo che l'1 ottobre 2017 gli agostiniani - che avevano la titolarità della parrocchia e quindi proprietari in quanto legittimari - lasciarono per mancanza di frati. Subentrò la Diocesi del capoluogo che, di fatto, in tutti questi anni è stata «ospite», considerato che nonostante vari tentativi e richieste, con infruttuosi incontri avvenuti anche a Roma, non c'è stato mai nessun trasferimento di beni perché non è stato trovato l'accordo soprattutto per una questione di principio. La Provincia di Napoli degli Agostiniani eremitani che è proprietaria dell'intero complesso, compresa la chiesa, vorrebbe rientrare di parte degli esborsi per fini affidati dalla chiesa.
Nella giornata è arrivata da Roma la replica di fra Domenico Giacomobello, ex economo degli agostiniani: «Partendo dalle letture di domenica 4 luglio, volevo ricordare al parroco di essere vero profeta di Cristo e non un falso profeta che di questi tempi riempiono il mondo». A far accendere la miccia proprio la cerimonia d'inaugurazione della Rsa e casa di riposo della «Mose» società cooperativa (presidente Rodolfo Egidio) con sede a Montemiletto, denominata «Santa Rita», che ha provveduto a effettuare lavori di ristrutturazione della palazzina ubicata su quattro livelli e che avrà 16 posti letto. Il contratto di fitto sarebbe stato depositato il 4 giugno 2018 con scadenza nel 2027 per 36mila euro annui. Al taglio del nastro erano presenti anche il sindaco Mastella e l'assessore Ambrosone che ha puntualizzato: «Non sapevamo di questa diatriba in atto con la parrocchia e siamo dispiaciuti come Comune e persone. Verso don Teodoro Rapuano nutriamo grande affetto. Siamo vicini a lui e disponibili per tutto».
L'agostiniano fra Domenico Giacomobello, a proposito del mancato invito al parroco, ha chiarito che l'organizzazione della cerimonia è stata curata dalla cooperativa Mose. Dopo la denuncia, mobilitati i fedeli. «Ci stiamo già muovendo ha detto Cosimo Galliano, ex presidente del comitato di quartiere Pacevecchia per organizzare come parrocchiani e residenti della zona una manifestazione di protesta dove chiederemo l'assegnazione della struttura alla Diocesi di Benevento. La palazzina fittata come Rsa fa parte dello stesso progetto della chiesa. La nostra parrocchia per questa diatriba è monca perché non ha un oratorio e altre strutture per svolgere l'attività». In serata don Teodoro Rapuano che ha ricevuto innumerevoli attestazioni di vicinanza e solidarietà ha fatto una precisazione: «Ci tengo a sottolineare che le mie dichiarazioni non scalfiscono minimamente l'onorabilità, la santità di vita e di sacrificio di tanti veri agostiniani che in passato, prima all'Annunziata, poi al San Vittorino e nei primi anni ottanta, hanno sacrificato la vita per il bene del popolo. Uno fra tutti padre Fulgenzio Scarano».
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Il Mattino