BENEVENTO - «Manca il piano su cui si fonda la proposta che, sguarnita di indicazioni e dettagli, è del tutto vacua. Va dichiarata la illegittimità...
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Poi la crisi, l’amministrazione controllata, la liquidazione coatta, l’alternarsi di commissari, le dismissioni di settori operativi un tempo fiorenti, quelle di personale, oggi ridotto a sole 16 unità dopo le ultime, contestatissime estromissioni dello scorso anno. Inammissibilità della proposta e trasmissione degli atti al procuratore della Repubblica, il verdetto dei tre giudici Michele Monteleone, Maria Letizia D’Orsi e Serena Berruti.
E ora? «Ora il futuro si prospetta ancor più nebuloso – afferma Luciano Valle della Cgil –, ma le opzioni realistiche mi sembrano due: o il commissario appella la sentenza e, nelle more, si opera con l’esercizio provvisorio, oppure il Mise, d’intesa con quello delle Politiche Agricole, nomina un commissario che gestisca la fase liquidatoria. Tecnicamente, dopo che il concordato è stato bocciato, si va al fallimento». Con la proposta presentata, il consorzio metteva a disposizione dei creditori 26.874.615 euro, l’intero attivo patrimoniale, somma derivante per la maggior parte da immobili (7.640.308) e conti di deposito vincolati (10.345.012). A fronte di tali attività realizzabili, le passività ammontano a 62.410.144 euro. Per i giudici, però, la proposta non risulta supportata dalla predisposizione di alcun piano che chiarisca le modalità di liquidazione del patrimonio. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino