La Corte europea dei diritti umani ha condannato l'Italia per i maltrattamenti subiti da una donna da parte di alcuni agenti della polizia municipale di Benevento. Strasburgo...
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Tiziana Pennino, 43 anni, vive a Benevento. Nel pomeriggio del 2 aprile 2013 viene fermata in auto da una pattuglia della polizia municipale di Benevento che sospetta la donna guidi in stato di ebbrezza. Pennino nella denuncia racconta di essere stata trascinata fuori della sua auto, di essere stata portata alla stazione di polizia comunale dove un ufficiale ha iniziato a redigere un rapporto per guida sotto effetto dell'alcol. Le sarebbe stata negata la possibilità di utilizzare il telefono e quando la donna ha provato a prendere la cornetta un ufficiale presente nella stanza l'avrebbe colpita e le avrebbe torto le braccia dietro la schiena ammanettandola. Alle urla della donna l'ufficiale avrebbe rimosso le manette in modo violento, fratturandole il pollice e causando lesioni ai polsi.
La versione degli agenti era stata invece che la Pennisi, ubriaca, si era rifiutata di fare l'alcol test per poi aggredirli sia verbalmente che fisicamente. Rapporti medici di due ospedali, dove la donna si è recata lo stesso giorno dopo aver lasciato la stazione di polizia hanno rilevato la frattura del pollice e lesioni traumatiche su diverse parti del suo corpo.
L'inchiesta scaturita dalla denuncia della donna è finita con un non luogo a procedere, decisione confermata dal giudice per le indagini preliminari nell'ottobre dello stesso anno. Ora la Corte di Strasburgo ha stabilito che le autorità italiane «non hanno fatto alcun tentativo concreto per spiegare, o anche verificare, i fatti che hanno portato alla frattura del pollice di Tiziana Pennino e questo nonostante il governo abbia riconosciuto che la lesione è stata causata dall'uso della forza degli agenti sulla donna». Per questo ha condannato l'Italia a risarcire Tiziana Pennino con 20 mila euro, 12 per danni morali più otto per le spese.
«È indecente e costoso che in Italia si continuino a violare i diritti umani», commenta Patrizio Gonnella presidente dell'associazione Antigone. «Ciò che emerge da questa condanna da parte della corte di Strasburgo all'Italia è che - sottolinea Gonnella - nessun corpo di polizia è esente dal rischio di incorrere in maltrattamenti». «Così come - aggiunge - negli organi giudiziari non c'è adeguata attenzione a raggiungere la verità e ad assicurare giustizia a chi ha subito maltrattamenti da personale in divisa». «Ci auguriamo - conclude - che questa ennesima sentenza di condanna sia di monito a tutte le forze di polizia». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino