Quattro mesi fa sfuggì miracolosamente a un killer. Un uomo con...
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I punti oscuri
Al momento dell'agguato, e anche ora, Fallarino sta scontando un ergastolo per omicidio nel carcere di Augusta. L'ipotesi investigativa della Mobile guidata da Emanuele Fattori è che fosse lui il mandante. Ma il pregiudicato nega, il suo legale Domenico Dello Iacono ha in corso indagini difensive. Fallarino si è limitato a sostenere che, interrotto il rapporto sentimentale con la donna, puntava solo a riottenere il bar al rione Libertà che l'ex fidanzata gestiva, che è di sua proprietà e inoltre voleva tornare in possesso dell'appartamento utilizzato dalla Taddeo, anche questo tra i beni di cui è titolare. Appartamento che la donna, una volta dimessa dall'ospedale «San Pio» dove era stata sottoposta a intervento chirurgico, non occupa più avendo cambiato residenza. Inoltre non gestisce neppure più il bar che l'ex compagno sostiene essere di sua proprietà. Fallarino inoltre nell'interrogatorio condotto per rogatoria dal Gip di Siracusa, ha sostenuto che le telefonate registrate, minacciose nei confronti della donna poi ferita, non sono partite da telefonini in sua dotazione e che anche se è un ergastolano, ora è una persona diversa. Ma la bottiglia incendiaria di ieri mattina ha il sapore di un'ulteriore minaccia e sembra testimoniare che la donna sia ancora nel mirino di qualcuno. Un storia tutta da chiarire dunque, in cui rapporti sentimentali e gelosie si intrecciano con questioni di interessi. Proprio ieri mattina in Tribunale si è svolto il processo che vede la Taddeo (che non è comparsa) imputata di lesioni e minacce, insieme ad altre cinque persone, per far ritrattare un teste che avrebbe fatto dichiarazioni sul conto di Nicola Fallarino, il suo ex compagno. Ad ogni modo, finora, per il tentato omicidio rimasto senza un autore, è stato indagato anche un giovane beneventano di 28 anni con l'accusa che sarebbe stato lui, a bordo un motorino rubato a Napoli, a giungere la mattina del novembre scorso al rione Libertà per eseguire la sentenza di morte. Il sospettato, fermato nell'immediatezza dei fatti, risultò però negativo allo stube, ossia all'esame che accerta la presenza di polvere da sparo sulle mani di chi ha usato un'arma da fuoco. Anche ieri mattina i poliziotti di Benevento con i colleghi della Scientifica hanno eseguito rilievi sull'auto di Annarita Taddeo, ascoltate le sue dichiarazioni e quelle di alcuni residenti in zona. Ma, ancora una volta, testimoni non ce ne sono, anche se il tentato omicidio e le intimidazioni si svolgono in quartieri in cui tutti conoscono tutti e un'eventuale persona non del posto, non passa inosservata.Il Mattino