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L'esito era prevedibile ed è arrivato. Benevento entra nel poco ambito club delle città che non rispettano i limiti di legge relativi alla qualità dell'aria. Il 35° e ultimo sforamento che certifica l'esaurimento del bonus annuo concesso dalla normativa si è verificato giovedì. Per il taglio del traguardo, le polveri sottili hanno messo in campo una performance eclatante con il superamento dei valori massimi presso tutte le centraline: 88 microgrammi per metro cubo d'aria a Santa Colomba, 75 in via Mustilli, 60 in zona Asi a Ponte Valentino. Postazioni differenziate per dislocazione e tipologia del contesto ma accomunate dallo scavalco del limite imposto dalla legge: 50 microgrammi per metro cubo d'aria per le polveri Pm 10 e 25 microgrammi per le Pm 2,5. Concentrazioni medie giornaliere ampiamente superate e chenon fotografano la gravità del problema nelle fasi di picco, coincidenti con la fascia serale e con gli orari di maggior traffico, quando i valori schizzano in alto fino a quattro volte più del massimo. Ovvero i momenti della giornata nei quali è più densa anche la presenza di cittadini in strada, con le inevitabili conseguenze per la salubrità ambientale.
Il 2020 dunque sarà per Benevento l'anno del ritorno a una vecchia etichetta che le era stata tristemente accollata dal 2010 al 2016: città della «Mal'aria», secondo la icastica definizione coniata da Legambiente per tutti i capoluoghi non in regola con il tetto delle 35 giornate. Status negativo che è mutato nel triennio 2017/19 durante il quale il numero annuo di sforamenti si è tenuto entro la soglia (29 nel 2017, 20 nel 2018, 29 nel 2019). Risultato ascrivibile non a portentosi rimedi escogitati per il risanamento atmosferico ma al trasferimento di due centraline su tre, per l'appunto nel 2017.
Il rientro nelle «città nere» marchiate da livelli di smog abbondanti non determinerà conseguenze immediate ma imporrà alle istituzioni locali una ulteriore attenzione al dossier polveri: «Il raggiungimento del limite annuo delle 35 giornate - spiega Giuseppe Onorati, responsabile del monitoraggio qualità dell'aria dell'Agenzia regionale per l'ambiente - obbliga le amministrazioni interessate ad adottare misure per il contenimento delle emissioni.
Ma perché il 2020 è stato un anno particolarmente nero rispetto al recente passato? «Nel 2020 si sono verificate condizioni di alta pressione atmosferica permanente sia nei primi due mesi sia in quest'ultimo periodo - evidenzia Onorati -. I picchi di emissioni sono in larga parte sovrapponibili a tali condizioni. Va considerato inoltre il fenomeno dell'inversione termica che nelle ore serali e notturne ingabbia gli inquinanti impedendo il deflusso. Condizioni microclimatiche che favoriscono il ristagno delle polveri sottili ma evidentente non ne spiegano l'origine. Benevento presenta un quadro sostanzialmente in linea con le aree interne della regione: traffico veicolare di media entità, agglomerati industriali poco impattanti, ma grande utilizzo di biomasse nella climatizzazione domestica che può essere considerato dunque il fattore causale principale». Ma come mai Santa Colomba, quartiere periferico, presenta valori di smog più elevati rispetto al centro e alla zona industriale? «Per la presenza del fiume Sabato che condiziona il microclima della zona - rivela il dirigente Arpac - L'umidità visibile anche a occhio e percepibile in termini di bassa temperatura nelle ore serali è la manifestazione della inversione termica che trattiene al suolo polveri e altri agenti inquinanti».
Il Mattino