Scoperto un quartiere artigianale romano adibito alla produzione di ceramica. Risale all'epoca compresa tra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C. ed è stato...
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Con questo progetto l'università di Salerno supporta la Rete dei Comuni dell'Appia, che punta a realizzare il Museo lineare dell'Appia, ideato dall'Associazione Iconema. Il progetto prevede un museo diffuso lungo il tratto da Benevento a Mirabella Eclano (Avellino), con il coinvolgimento anche dei territori di San Giorgio del Sannio, San Nicola Manfredi, Calvi, Bonito, Venticano e Apice. Il progetto Ancient Appia Landscapes invece interessa, con attività di ricerca, il territorio compreso tra il ponte Leproso ( Benevento) e il ponte Rotto (nel comune di Apice). Attraverso la verifica di segni e tracce archeologiche sul terreno, «vuole ricostruire non solo il tracciato della strada consolare, ma anche un contesto più vasto, in cui possano essere messe in valore le dinamiche insediative e le caratteristiche ambientali nel loro complesso, dando forma e vita ai paesaggi del passato, intesi come interazione dell'uomo con l'ambiente» ha detto l'archeologo Santoriello.
Prima dello scavo gli archeologi hanno studiato tutta l'area con campagne annuali di indagine di superficie e indagini stratigrafiche di verifica, condotte con un approccio multidisciplinare, ossia attraverso georadar, analisi geomagnetiche, immagini satellitari, foto aeree e da drone. Queste analisi hanno permesso di ricostruire un quadro dettagliato delle trasformazioni del paesaggio nel corso del tempo e individuare strutture nascoste nel sottosuolo, messe in luce poi dal successivo scavo. Il primo rinvenimento riguarda un tratto dell'antica Via Appia, venuto alla luce in località Masseria Grasso. La strada, delimitata ai bordi da elementi lapidei di varia pezzatura, misura circa 5,60 metri ed è compatibile con le ampiezze delle strade consolari. Poco distante invece è stato individuato un quartiere artigianale articolato su diversi ambienti, disposti attorno ad almeno due fornaci.
È stato verosimilmente utilizzato per la produzione di ceramica tra la fine del I sec. a.C. e il I sec. d.C. La dismissione dell'attività produttiva è avvenuta successivamente ed è documentata dall'accumulo di scarti di lavorazione e di reperti con difetti di cottura nei punti di accesso alle fornaci. «Una delle due fornaci - ha detto Santoriello - era certamente adibita alla produzione di ceramica a pareti sottili, con forme come bicchieri e boccaletti». Sull'altra, gli esperti, stanno invece facendo ancora le valutazioni. L'intero sito è stato frequentato a partire almeno dal IV sec. a. C. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino