Benevento, salvata dal 118 non trova posto in ospedale

Benevento, salvata dal 118 non trova posto in ospedale
Una donna strappata alla morte dal personale di un’ambulanza e che poi non trova posto all’ospedale «Rummo» e viene ricoverata a Napoli con tutti i rischi...

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Una donna strappata alla morte dal personale di un’ambulanza e che poi non trova posto all’ospedale «Rummo» e viene ricoverata a Napoli con tutti i rischi relativi al trasporto. A denunciare l’accaduto il sindaco di Castelvenere, Mario Scetta, di professione medico.


«C’è mala sanità, in verità poca - dice il sindaco - c’è buona sanita; c’è, infine, una sanità umanitaria, silenziosa, encomiabile. E proprio di un episodio di sanità encomiabile che sento quasi il dovere di parlare.
Venerdì vengo chiamato per un’emergenza. Sul posto, tra la disperazione dei familiari, intervengono gli operatori del 118 in poco più di sette minuti. La paziente, un’anziana, è clinicamente morta. Nessun segno vitale.

Elettrocardiogramma piatto. Ciò nonostante gli operatori del 118 procedono nelle manovre rianimatorie. L’infermiere riesce, non so come, a prendere una vena e il medico inizia il massaggio cardiaco. Adrenalina, liquidi, defibrillazione. Elettrocardiogramma sempre piatto. Dopo circa 15 minuti di manovre rianimatorie si percepisce sul monitor una fugace attività elettrica. Si richiede l’intervento dell’Unità operativa di rianimazione e si prosegue con massaggio cardiaco, defibrillazione, terapia medica. Dopo altri dieci 10 minuti il cuore della paziente, tra l’incredulità e l’entusiasmo di tutti, riprende il ritmo. Forse un miracolo, per chi crede ai miracoli. Certamente il frutto di tenacia, professionalità, umanità». 

Il sindaco prosegue «Finalmente giunge l’Unità rianimativa. Intubazione. Trasporto al «Rummo» di Benevento. E qui incomincia il calvario causato dalla sanità disorganizzata, sprecona e trascurata. Mancano i posti nelle strutture sannite! Finalmente alle due di notte si libera un posto al «Monaldi» di Napoli. Ennesima corsa in ambulanza. Bene! Dopo cinque giorni, la paziente ha ripreso attività cardiaca spontanea e mostra qualche segno di ripresa neurologica». Ma poteva finire davvero male. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino