Sette rinvii a giudizio disposti dal Gup Loredana Camerlengo, con processo fissato a partire dal 2 marzo del prossimo anno, per irregolarità nell'affidamento di alcuni...
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Per Nista e Del Grosso l'accusa di abuso d'ufficio è stata ravvisata dal sostituto procuratore della Repubblica Assunta Tillo nell'ingiusto vantaggio patrimoniale che sarebbe stato procurato al secondo Mario Del Grosso con l'affidamento diretto, ed effettuato verbalmente, della realizzazione di alcuni interventi relativi alla manutenzione ordinaria e straordinaria della rete stradale di competenza comunale. I due, secondo l'accusa, non avrebbero tenuto conto delle procedure previste in queste circostanze dal Codice degli appalti.
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Nel mirino degli inquirenti c'è anche il pagamento, a distanza di cinque anni, delle fatture per i lavori citati alla ditta che li aveva eseguiti, per un importo di poco superiore ai 24mila euro. In particolare, per pagare questa somma era stata approvata una delibera che sanciva il riconoscimento di un debito fuori bilancio, provvedimento adottato nel maggio 2017. Una delibera basata su presupposti considerati ideologicamente falsi. Da qui è scattata anche l'imputazione di falso per Nista, Iapozzuto e Piacquadio che all'epoca, come detto, erano assessori, e per Scrocca, Moffa e Pugliese, già consiglieri comunali. Il magistrato ha contestato loro di aver approvato la delibera citata facendo propria la richiesta di pagamento presentata dalla ditta Del Grosso al Comune. Nel varare questo provvedimento avevano fatto risultare che si trattava di «acquisizione di beni e servizi in violazione degli obblighi nell'ambito dell'espletamento di pubbliche funzioni e servizi di competenza», una ipotesi per la quale gli enti locali hanno la possibilità di riconoscere la legittimità dei debiti fuori bilancio. Invece in questo caso, a parere dell'accusa, si trattava solo di lavori pubblici relativi all'ordinaria e straordinaria manutenzione delle strade di competenza comunale, tra l'altro affidati illegittimamente e verbalmente dal sindaco, e non rientranti in quelli tassativamente indicati dalla norma richiamata nella delibera.
Sulla vicenda hanno indagato i carabinieri della stazione di Colle Sannita che hanno riferito alla Procura, da cui è partita quindi la richiesta di rinvio a giudizio ieri accolta, come chiesto dal sostituto procuratore Flavia Felaco, essendo stata ravvisata la sussistenza degli elementi di colpevolezza. I difensori hanno chiesto invece il proscioglimento degli indagati. Sono intervenuti gli avvocati Domenico D'Amico, Federico Paolucci, Nicoletta Pacifico e Carmine La Verde. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino