Covid a Benevento, in chiesa la protesta degli operatori dello spettacolo

Covid a Benevento, in chiesa la protesta degli operatori dello spettacolo
«Non c'è culto senza cultura. Mentre qui va in scena lo spettacolo della fede, fuori lo spettacolo della vita viene interrotto». Parole scandite...

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«Non c'è culto senza cultura. Mentre qui va in scena lo spettacolo della fede, fuori lo spettacolo della vita viene interrotto». Parole scandite all'interno della chiesa più importante della provincia (con il Duomo), nel bel mezzo di una delle celebrazioni della Domenica delle Palme. Attoniti i non numerosi fedeli presenti alle 10,30 nella basilica intitolata alla Madonna delle Grazie, patrona del Sannio. La funzione religiosa officiata dal rettore padre Antonio Tremigliozzi era alle battute iniziali quando andava in scena il clamoroso fuori programma: «Scusate l'interruzione ma è più di un anno che la vita viene interrotta» denunciava un uomo che, lasciato il proprio banco, si portava nella navata centrale per un discorso choc sul disagio vissuto da ampi settori sociali a causa delle restrizioni. «Arte, cultura, cinema, musica, teatro, e a singhiozzo anche scuola, commercio e ristorazione - elencava Andrea Maio, autore della inattesa performance - Mentre in questo luogo sacro viene messo in scena lo spettacolo della fede, fuori lo spettacolo della vita viene interrotto da troppo tempo».

Momenti di disorientamento, poi la reazione degli addetti alla Basilica che accompagnavano all'esterno l'uomo mentre altri due attivisti brandivano uno striscione con la scritta «Libertà di culto - Libertà di cultura». «Auspichiamo il vostro sostegno per il ripristino della libertà di fare cultura - aggiungeva il portavoce della protesta, leader del collettivo Quinto elemento - È grazie alla libertà di fare cultura se esiste la libertà di culto. Dio salvi la libertà, Dio salvi la cultura». Ma la captatio benevolentiae finale non risparmiava la reprimenda di padre Tremigliozzi: «Non è corretto interrompere. Venite in sacrestia al termine della celebrazione e ne possiamo parlare, ma non qui e ora». Un episodio echeggiato immediatamente in città monopolizzando discussioni e commenti via social. Tanto da indurre i carabinieri a interessarsi del caso. Il rettore della Basilica è stato ascoltato nel pomeriggio. «I fatti sono noti a tutti, preferisco non aggiungere altro» si schermisce padre Antonio Tremigliozzi. Che rinnova la disponibilità all'ascolto nei confronti dei manifestanti, pur con qualche scetticismo: «L'ho detto fin dai primi momenti. Qualsiasi questione poteva e può essere discussa nelle sedi opportune. Siamo solidali con chiunque sta subendo le ripercussioni di questa difficile congiuntura, ma certamente non possiamo accettare che si interrompa una celebrazione sacra. Ero pronto ad ascoltare le loro ragioni al termine della messa, in sacrestia, ma non sono venuti. Devo dedurne evidentemente che la basilica fosse in quel momento solo un palcoscenico sfruttato per avere una eco mediatica».

Disamina confermata sostanzialmente dallo stesso protagonista di giornata: «Abbiamo scelto la Madonna delle Grazie - spiega Maio - per la sua notorietà e per evidenziare come oggi le chiese siano tenute aperte mentre non accade altrettanto per i luoghi di cultura che potrebbero ugualmente rispettare tutte le disposizioni anti-contagio. Non abbiamo nulla contro la Chiesa, sia chiaro. Ho invocato il sostegno dello stesso mondo ecclesiastico e dei fedeli, ma in cambio abbiamo ricevuto la rimozione fisica del problema. L'obiettivo della denuncia sono le istituzioni che dovrebbero garantire parità di diritti a tutti, a prescindere dal credo religioso o da valutazioni etico-morali che non dovrebbero mai appartenere a uno Stato laico. Si dia la possibilità di tornare a operare, in sicurezza, anche ai tantissimi che vivono di cultura e che da un anno sono costretti alla totale inattività con conseguenze pesanti in termini economici e psicologici». Messaggio indirizzato anche a Palazzo Mosti? «Perché no. Se il Comune ci chiama andremo a parlarne. Ma temo che ci sentiremmo snocciolare la solita teoria di giustificazioni burocratiche di cui non ne possiamo più».



Mastella commenta così l'accaduto: «Massima comprensione per chi vive una sofferenza, ma bloccare una cerimonia religiosa è intollerabile in uno Stato di diritto. Se ci chiedono di essere ricevuti, lo faremo. Ma è bene chiarire che i sindaci, oltre che chiedere misure di sostegno ai livelli istituzionali sovraordinati, non possono fare». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino