FRASSO TELESINO - La tensione, la rabbia, il cordoglio di un'intera comunità. Parafrasando, è il racconto di quanto andato in scena nel pomeriggio di ieri a...
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«Ancora una volta, la terra della nostra diocesi spalanca la sua bocca per accogliere il sangue di un uomo, sia esso Abele o Caino - si legge nella lettera scritta da Don Mimmo -. Non possiamo tacere dinanzi al volto sfigurato della comunità di Frasso Telesino, di fronte all'uso della violenza come soluzione ai problemi, è inaccettabile. Il senso di umanità, che attraversa la coscienza di ogni uomo e di ogni donna, ci obbliga a ricercare insieme la verità e a denunciare l'ingiustizia, soprattutto quella che lede la dignità di ogni persona, sia essa vittima o carnefice. Non esiste giustizia che possa violare la sacralità di qualsiasi vita. Siamo tutti chiamati ad impegnarci, ciascuno nel proprio ambito, affinché non prevalga la paura e l'indifferenza. Scegliamo, ancora una volta, di abitare la nostra terra, difendiamola, prendiamocene cura, prendiamoci cura delle nostre comunità, vivendole. Non scoraggiamoci nel fare il bene, non sentiamoci soli e non lasciamo solo nessuno. Curiamo le ferite, abbattiamo i muri dell'indifferenza, delle differenze e delle diffidenze, aperti sempre alla speranza».
All'esterno della chiesa un corteo di magliette bianche, giovani e meno giovani, amici e conoscenti di Giuseppe Matarazzo, ha scortato il feretro lungo le strade del perimetro comunale, sotto gli occhi attenti e vigili di polizia e carabinieri. All'ingresso dell'abitato di Frasso Telesino, a pochi passi dalla locale stazione dei carabinieri, uno striscione con la scritta #iostocongiuseppe. «Un gesto di solidarietà e vicinanza alla famiglia» raccontano gli amici mentre, dopo le risultanze venute fuori dall'autopsia eseguita nella serata di mercoledì, proseguirà senza sosta nei prossimi giorni l'attività investigativa degli inquirenti nel tentativo di poter dare un nome e un volto agli autori di un delitto così efferato. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino