La decisione di riesumare la salma della piccola Maria, trovata morta in una piscina a San Salvatore Telesino nel giugno del 2016, ha suscitato delle reazioni. Gli avvocati...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La criminologa in una nota ricorda che per quattro volte la Procura ha chiesto l'arresto e per quattro volte i giudici, anche quelli della Suprema Corte di Cassazione, lo hanno negato. Inoltre i vari giudici,sostiene la criminologa Franco - che hanno respinto gli arresti dei due indagati, hanno suggerito alla Procura di «indagare anche nell'ambito familiare circa eventuali abusi sessuali sulla bambina». Inoltre i giudici prosegue la criminologa: «hanno avanzato l'ipotesi della morte accidentale seguita ad un gioco ed hanno escluso che Daniel Petru e Cristina Ciocan fossero in paese mentre la bambina moriva. La difesa dei Ciocan, di cui io faccio parte in veste di criminologo consulente, ha sempre sostenuto che Maria, la sera della sua morte, aveva un appuntamento con un'amica, ormai maggiorenne, e con lei si diresse in piscina per fare un bagno, si spogliò e purtroppo affogò. L'amica era più grande e molto intima, per questo motivo Maria si fidò e non si vergognò di lei. L'aver scambiato un semplice caso di morte accidentale, in un contesto familiare degradato, per un omicidio, ha distrutto la vita di due giovani che sono estranei ai fatti, lo provano i testimoni, le celle telefoniche, l'assenza di un movente, ma, soprattutto, Daniel Petru e Cristina Ciocan non si trovavano a San Salvatore Telesino mentre Maria moriva».
© RIPRODUZIONE RISERVATA Leggi l'articolo completo su
Il Mattino