BENEVENTO - Sono cinque, quattro sanniti e un irpino, gli adulti colpiti da morbillo, attualmente ricoverati presso il reparto di Malattie Infettive dell’ospedale Rummo. I...
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È opportuno ricostruire l’intera storia dei ricoveri, cominciata qualche settimana fa all’ospedale Fatebenefratelli, dove è arrivato un bambino di dieci anni, peraltro già dimesso, proveniente dal Lazio, che si trovava in visita a casa di parenti residenti in un comune irpino. Il piccolo è stato ricoverato in seguito a febbre molto alta e tosse, sintomi principali della malattia, insieme all’eruzione cutanea che la caratterizza.
Normalmente, chi contrae il morbillo, malattia esantematica altamente contagiosa, viene curato a casa e non è costretto a far ricorso alle cure dei medici ospedalieri, in quanto il suo decorso e i sintomi non sono particolarmente allarmanti, se non sopraggiungono complicanze che ne modificano l’andamento. Proprio a questo riguardo, è opportuno ricordare che secondo i dati riportati dall’Oms, Organizzazione Sanitaria della Sanità, alla fine degli anni ottanta, a causa delle epidemie di morbillo, moriva più di un milione di bambini all’anno nel mondo.
Infatti, la malattia, che generalmente, ha un decorso e una prognosi che non creano particolari preoccupazioni, così come accade per le influenze stagionali, può avere complicanze gravi, quali la polmonite e l’encefalite demielinizzante che, nei sopravvissuti, crea danni neurologici permanenti. Conseguenze ancora più temute se, a contrarre questa «malattia dei bambini», sono gli adulti, in cui si manifesta con maggiore virulenza, i neonati e le fasce a rischio, vale a dire, quelle affette da patologie croniche o particolarmente debilitanti. In quest’ottica quindi, il ricovero in ospedale presuppone una condizione di fragilità pregressa dei pazienti e la necessità di stabilizzarli per poi affidarli al reparto di Infettivologia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino