Movida a Benevento, l'urlo dei gestori: «Casi isolati, sbagliato colpire i locali»

Movida a Benevento, l'urlo dei gestori: «Casi isolati, sbagliato colpire i locali»
«Gli episodi riguardanti le risse nello scorso weekend sono accaduti al di fuori dei locali e dei vicoli. Purtroppo - dice Francesco Iannace, titolare del Sabba, locale nel...

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«Gli episodi riguardanti le risse nello scorso weekend sono accaduti al di fuori dei locali e dei vicoli. Purtroppo - dice Francesco Iannace, titolare del Sabba, locale nel centro storico si generalizza troppo spesso e non si capisce che, in questo modo, si sbaglia ancor di più. I controlli ci sono e le liti sono eventi sporadici, a volte incontrollabili e, nella maggior parte dei casi, avvengono a locali già chiusi. Non trovo giusto parlare di chiusura dei vicoli della movida. In verità, rispetto agli anni passati, la zona si è anche tranquillizzata. Individuiamo i colpevoli e finiamola\».

Una posizione chiara e ben delineata che fotografa quasi in toto anche il pensiero di molti altri operatori commerciali, infastiditi e sorpresi da tanto clamore. Emblematiche le dichiarazioni di Gennaro Bocchini, socio di «La Janara»: «In tutta Italia, con le riaperture e l'abolizione del coprifuoco si registrano scaramucce tra giovani, considerate normali. Da noi si ingigantisce tutto e, pur condannando il teppismo, ribadisco che non è solo a Benevento che accade, certi fenomeni possono verificarsi e secondo me più se ne parla e peggio è. Richiuderci è assurdo, come l'ipotesi di decentramento».

Non crede all'ipotesi minacciata dal sindaco, il cuoco Lorenzo Tufo, titolare de «I sapori di Corte»: «Chiudere non è la soluzione. Forse servono solo maggiori controlli. Quella di Mastella, a mio avviso, è stata solo una esternazione forte ma non credo sia fattibile e, secondo me, questo è anche il suo pensiero. Del resto parliamo di attività come le nostre che sono reduci da quasi due anni di stop. Attuare nuove restrizioni equivarrebbe solo a creare altri disoccupati». Antonio De Paola, co-gestore del «Banana Club», nei pressi di piazza Piano di Corte, non vuole sentir parlare di movida violenta. «La sera si radunano migliaia di persone di ogni età, si parte dai ragazzini e si arriva anche ai cinquantenni. Non si può pensare di chiudere. Se così fosse, quelle poche bande di scriteriati diventerebbero protagoniste di scorrerie magari a piazza Risorgimento o al viale Mellusi. Fate le indagini, individuate i colpevoli e fateci lavorare tranquilli». 

Mimmo Franzese, consigliere comunale di minoranza ed ex esercente di locali nel centro storico, fa un'analisi critica: «In tempi non sospetti, lo scorso settembre, feci presente che si sarebbe dovuto pensare alla movida estiva e agli eventi estivi. Suggerii di cercare di decentrare la movida. Del resto, tanto per fare un esempio, via La Vipera è larga quattro metri e mezzo e si sapeva che non si potevano rispettare i distanziamenti. Ci sono persone che, da due anni, non portano il pane a casa. Sono stato inascoltato e solo ora sento il sindaco ipotizzare il decentramento. Con il tempo mi sono abituato a parlare solo dopo quattro o cinque giorni da annunci e proclami. Del resto assistiamo a cambiamenti repentini. Non trovo giusto che un manipolo di ragazzini debba condannare il commercio della città. La repressione costante, non porta sicurezza ma solo malessere e tristezza».

L'assessore al commercio Alfredo Martignetti esclude provvedimenti di chiusure o spostamenti: «Ormai qualunque cosa accade in città, dalla rissa alla caduta di un ramo, viene enfatizzato come se fosse una tragedia di dimensioni immani anche se capisco che è iniziata la campagna elettorale per tanti. Ciò che è avvenuto nel weekend, purtroppo sta accadendo in tutte le città. È ovvio che non si tratta di responsabilità degli esercizi che, anzi, subiscono quanto è successo. La nostra non è una città violenta. Sono episodi che sono accaduti e possono accadere e, anche grazie ai controlli, sottolineerei che nove volte su dieci non succede assolutamente nulla. Mi guardo bene dal dare responsabilità ai gestori. La responsabilità è dei singoli utenti e dell'educazione. Altre ipotesi come il decentramento o ristrutturazione diversa non mi trovano d'accordo. Tutto ciò richiederebbe investimenti di risorse del pubblico e del privato impensabili. Il food truck non risolve problemi del commercio. La soluzione è la stessa, controllo del territorio e sinergie tra le varie forze dell'ordine. Infine, va compreso il punto di vista del sindaco che di fronte a post a raffica sui social e siti dove si parla di episodi di violenza, paventa misure draconiane ma non significa che saranno attuate».

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Il Mattino