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«Gli episodi riguardanti le risse nello scorso weekend sono accaduti al di fuori dei locali e dei vicoli. Purtroppo - dice Francesco Iannace, titolare del Sabba, locale nel centro storico si generalizza troppo spesso e non si capisce che, in questo modo, si sbaglia ancor di più. I controlli ci sono e le liti sono eventi sporadici, a volte incontrollabili e, nella maggior parte dei casi, avvengono a locali già chiusi. Non trovo giusto parlare di chiusura dei vicoli della movida. In verità, rispetto agli anni passati, la zona si è anche tranquillizzata. Individuiamo i colpevoli e finiamola\».
Una posizione chiara e ben delineata che fotografa quasi in toto anche il pensiero di molti altri operatori commerciali, infastiditi e sorpresi da tanto clamore. Emblematiche le dichiarazioni di Gennaro Bocchini, socio di «La Janara»: «In tutta Italia, con le riaperture e l'abolizione del coprifuoco si registrano scaramucce tra giovani, considerate normali. Da noi si ingigantisce tutto e, pur condannando il teppismo, ribadisco che non è solo a Benevento che accade, certi fenomeni possono verificarsi e secondo me più se ne parla e peggio è. Richiuderci è assurdo, come l'ipotesi di decentramento».
Non crede all'ipotesi minacciata dal sindaco, il cuoco Lorenzo Tufo, titolare de «I sapori di Corte»: «Chiudere non è la soluzione. Forse servono solo maggiori controlli. Quella di Mastella, a mio avviso, è stata solo una esternazione forte ma non credo sia fattibile e, secondo me, questo è anche il suo pensiero.
Mimmo Franzese, consigliere comunale di minoranza ed ex esercente di locali nel centro storico, fa un'analisi critica: «In tempi non sospetti, lo scorso settembre, feci presente che si sarebbe dovuto pensare alla movida estiva e agli eventi estivi. Suggerii di cercare di decentrare la movida. Del resto, tanto per fare un esempio, via La Vipera è larga quattro metri e mezzo e si sapeva che non si potevano rispettare i distanziamenti. Ci sono persone che, da due anni, non portano il pane a casa. Sono stato inascoltato e solo ora sento il sindaco ipotizzare il decentramento. Con il tempo mi sono abituato a parlare solo dopo quattro o cinque giorni da annunci e proclami. Del resto assistiamo a cambiamenti repentini. Non trovo giusto che un manipolo di ragazzini debba condannare il commercio della città. La repressione costante, non porta sicurezza ma solo malessere e tristezza».
L'assessore al commercio Alfredo Martignetti esclude provvedimenti di chiusure o spostamenti: «Ormai qualunque cosa accade in città, dalla rissa alla caduta di un ramo, viene enfatizzato come se fosse una tragedia di dimensioni immani anche se capisco che è iniziata la campagna elettorale per tanti. Ciò che è avvenuto nel weekend, purtroppo sta accadendo in tutte le città. È ovvio che non si tratta di responsabilità degli esercizi che, anzi, subiscono quanto è successo. La nostra non è una città violenta. Sono episodi che sono accaduti e possono accadere e, anche grazie ai controlli, sottolineerei che nove volte su dieci non succede assolutamente nulla. Mi guardo bene dal dare responsabilità ai gestori. La responsabilità è dei singoli utenti e dell'educazione. Altre ipotesi come il decentramento o ristrutturazione diversa non mi trovano d'accordo. Tutto ciò richiederebbe investimenti di risorse del pubblico e del privato impensabili. Il food truck non risolve problemi del commercio. La soluzione è la stessa, controllo del territorio e sinergie tra le varie forze dell'ordine. Infine, va compreso il punto di vista del sindaco che di fronte a post a raffica sui social e siti dove si parla di episodi di violenza, paventa misure draconiane ma non significa che saranno attuate».
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