Da Nannini a Pergolesi: così vince «la differenza» di «Città Spettacolo»

Da Nannini a Pergolesi: così vince «la differenza» di «Città Spettacolo»
Non poteva esserci finale più appropriato per un festival pensato, voluto e organizzato per tutti i palati, una rassegna «plurale» e attenta alle differenze...

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Non poteva esserci finale più appropriato per un festival pensato, voluto e organizzato per tutti i palati, una rassegna «plurale» e attenta alle differenze nella molteplicità delle sue proposte artistico-culturali. Chiude, infatti, alla grande, anzi con «Piano e forte - La differenza» - avvincente concerto di Gianna Nannini - la 42esima edizione del festival «Benevento Città Spettacolo».

Il titolo dice tutto: c'è il pianoforte, ci sono la dolcezza e l'energia di un'artista che con le sue canzoni ha dato vita e corpo ad una serata intima e ricercata. E così la Nannini - con la sua grinta, la voglia di rock, il piglio da palcoscenico, il look, la voce insieme roca e potente - ha fatto rivivere la sua straordinaria carriera, partendo dall'ultimo disco «La differenza», appunto. Una serata speciale, a tu per tu con il pubblico, dove la musica e le parole, giocate sul dialogo tra il pianoforte e la graffiante vocalità della cantante, l'hanno fatta da padrone coinvolgendo un folto pubblico: assieme ai nuovi brani, anche classici come «Ragazzo dell'Europa», «I maschi» e «Meravigliosa creatura», «Sei nell'anima» e «Bello e impossibile». Uno spettacolo - apprezzato, vissuto e applauditissimo - che ha spaziato anche attorno ai tanti significati, alcuni molto attuali, della parola «differenza». Quelli scoperti dall'artista durante un viaggio a Nashville nel 2019, nella culla della musica popolare americana. E quelli maturati, in tempi più lunghi e remoti, durante una carriera che ha appena tagliato il traguardo dei 45 anni.

«Ho sempre scritto di uguaglianza e di libertà, non ho certo paura di guardare, amare e abbracciare chi sa fare la differenza. A volte con la gentilezza, a volte con la forza, altre con il coraggio, siamo tutti capaci di gesti che ci portano fuori da quella ripetizione e quella prevedibilità a cui spesso sacrifichiamo la nostra vita». Gianna Nannini si è confermata un'artista dalla profonda sensibilità e dalla grande capacità comunicativa: si è raccontata cantando il suo mondo di sensazioni, emozioni e di vita.

Al Teatro Romano registro diverso, con il grande artista napoletano Gino Rivieccio e la Minale Band in «Mettetevi comodi»: canzoni e monologhi, per illuminare una magica notte d'estate sotto il cielo beneventano e riproporre uno spettacolo che oramai da tre anni registra il tutto esaurito. Uno appuntamento/evento, ad ingresso libero, molto apprezzato e goduto dal pubblico sannita e non solo. Un Gino Rivieccio tornato in scena a fare lo showman e, per di più, da «solista», «come agli esordi della sua carriera, quando imbracciando una chitarra si presentava al pubblico con imitazioni e monologhi in piccoli cabaret». Da allora, in quasi trent'anni di carriera, ha calcato le scene passando dalla commedia musicale alla rivista, da Viviani a Di Maio, da Plauto a Feydeau, fino a Terzoli, Vaime e Dino Verde. Senza contare i tanti anni televisivi tra Mediaset e la Rai. Ecco, quindi, Rivieccio ripercorrere, con l'apporto della Minale Band, alcuni momenti dell'ultimo trentennio, spaziando dalla canzone degli anni 70 a quella napoletana, dal night club al cabaret. Un fiume in piena che ha saputo «irrigare col sorriso il terreno della politica, del costume, e del malcostume del nostro Belpaese». Se a tutto ciò si aggiungono, poi, i personaggi più amati del suo repertorio e gli assolo più gustosi della sua carriera, «insaporiti da una manciata di napoletanità garbata, moderna e intelligente», lo spettacolo è davvero riuscito.

Dal cabaret alla musica colta, un altro successo della rassegna. «E di serva divenni io già padrona». Così canta Serpina, protagonista nel celebre intermezzo buffo «La serva padrona» di Pergolesi, dopo aver convinto il suo padrone a sposarla. Prende spunto e ispirazione da queste espressioni la ricerca musicale di Debora Capitanio, che ha ideato ed allestito, presso i giardini del Teatro De Simone, una raffinata e originale pièce «Le serve padrone». Attraverso le voci di Serpina, Chiariella, Mergellina, Susanna, Zerlina, Despina - ritratti femminili legati alla commedia dell'arte - il soprano Daniela Del Monaco, il violinista Luigi Abate, la clavicembalista Debora Capitanio, tra l'altro curatrice dello spettacolo, con i testi e la voce recitante di Roberta Polcino, hanno fatto dono di alcune tra le più belle pagine dell'opera buffa del 700, intervallate da brani strumentali di compositori napoletani, il cui vivido acume musicale e creativo ha fatto «scuola e storia», in quel secolo fecondo, in tutta Europa: da Madrid a San Pietroburgo. 

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Il Mattino