'Ndrangheta, uno degli arrestati lavorava al cantiere Tav di Benevento

Lavorava presso il cantiere della Tav Napoli-Bari, tratto Cancello-Frasso Telesino, a Dugenta (Benevento), una delle quattordici persone arrestate nell'ambito...

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Lavorava presso il cantiere della Tav Napoli-Bari, tratto Cancello-Frasso Telesino, a Dugenta (Benevento), una delle quattordici persone arrestate nell'ambito dell'indagine della Dda di Regione Calabria per i reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, favoreggiamento personale di latitanti appartenenti alla 'ndrangheta, detenzione e porto abusivo di armi da sparo comuni e da guerra. Si tratta di Girolamo Bruzzese, 37 anni. L'uomo è stato catturato dai carabinieri mentre dormiva negli alloggi del cantiere a Dugenta, al confine tra Casertano e Beneventano; lavora presso l'azienda di costruzioni di Reggio Calabria, «A.b.s. ing srl» di proprietà dell'imprenditore Antonino Serranò, impegnata in lavori in subappalto nel cantiere Tav dove è avvenuto l'arresto.


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L'operazione della Dda e dei carabinieri, denominata Gear, ha smantellato un sodalizio che aveva stabilito la sua base nevralgica in una cava di inerti ubicata a Gioia Tauro, la cui finalità era di agevolare la latitanza di boss della 'ndrangheta sottrattisi, nel corso del tempo, ai provvedimenti di cattura emessi dall'Autorità Giudiziaria. L'organizzazione curava inoltre il traffico di cocaina, marijuana, eroina ed hashish e custodiva in modo clandestino numerose armi da sparo comuni e da guerra per conto di pericolose cosche della provincia di Reggio Calabria. Per scongiurare i rischi di infiltrazioni mafiose nel cantiere Tav, i sindacati avevano siglato con l'Ance (Associazione nazionale costruttori edili) e le prefetture di Caserta e Benevento un protocollo d'intesa, e nei mesi scorsi avevano più volte chiesto alle due prefetture la convocazione di un tavolo, che ancora non si è tenuto per l'emergenza Covid-19.
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Il Mattino