Piazza Risorgimento a Benevento, privati in pressing per il project

Piazza Risorgimento a Benevento, privati in pressing per il project
La Lumode non lascia ma va al contrattacco. Nuovo, importante capitolo della vicenda legata alla riqualificazione di piazza Risorgimento e dell'area ex collegio La Salle. La...

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La Lumode non lascia ma va al contrattacco. Nuovo, importante capitolo della vicenda legata alla riqualificazione di piazza Risorgimento e dell'area ex collegio La Salle. La ditta di Gricignano d'Aversa sollecita il Comune a proseguire sulla strada del project financing, pena la richiesta di risarcimenti milionari. Una posizione per certi versi sorprendente quella che si è materializzata due giorni fa a Palazzo Mosti con la diffida firmata dallo studio legale Salvi.

Lo stesso che lo scorso 12 luglio aveva preso parte al summit svoltosi nell'ufficio del segretario generale Riccardo Feola, e che non aveva lasciato presagire un simile epilogo. In quel caso si era parlato della possibilità da parte del Comune di riconoscere gli onorari relativi alla progettazione stilata da Lumode, senza alcun accenno alla prosecuzione del partenariato pubblico-privato per la realizzazione di un parcheggio multipiano, edilizia residenziale e commerciale e una struttura scolastica. Prospettiva che la società casertana punta invece a riaprire, sulla scorta di una rilettura normativa che potrebbe definirsi «negazionista».

La ricostruzione di Lumode punta a demolire il caposaldo del dietrofront del Comune rispetto al project financing, ovvero la quota di partecipazione minima del 49 per cento prescritta dall'articolo 180 del Codice degli appalti pubblici. Linea interpretativa corroborata da ultimo anche dall'Anac, con conseguente virata di Palazzo Mosti verso l'espunzione della quota privata dall'intervento. Ne residuerebbero, come annunciato dal sindaco Mastella dopo interlocuzione con il Segretariato generale della presidenza del Consiglio, 7,2 milioni di parte pubblica per portare a termine la riqualificazione dell'area Risorgimento - La Salle. Ma secondo Lumode, la regolarità delle quote di finanziamento e l'ammissibilità dei progetti rientranti nel piano «La città di tutti, la città per tutti», «sono stati già verificati nella delibera di giunta del 29 agosto 2015 con la quale è stata deliberata la partecipazione al bando della Presidenza del Consiglio dei ministri».

Programma per il quale il Comune avrebbe anche già incassato alcune quote di finanziamento, il che presupporrebbe che tale regolarità sia stata già verificata anche dalla Presidenza del Consiglio. Per l'azienda casertana, la posizione dell'Anac va applicata al complesso generale del piano poiché, qualora avesse rilevato una difformità o una violazione, avrebbe diffidato dal proseguire le attività collegate allo svolgimento dell'intero piano. Ne consegue, secondo la lettura di parte, che il presupposto in base al quale veniva richiesta la modifica della parte finanziaria da parte del Comune «risultava assolutamente illegittima e inconferente», il che avrebbe determinato il lievitare dei costi per la rimodulazione del progetto e dello studio di fattibilità. 

Lumode dunque intima perentoria che «non sussiste alcun impedimento affinché la procedura venga ripresa e portata a termine, e non ha più intenzione di sopportare oltre tale situazione». Minaccia che sembra andare ben oltre la liquidazione della progettazione: «Oltre al rimborso e al riconoscimento degli oneri per le spese tecniche, nel caso di mancata prosecuzione e definizione della procedura, l'istante avrà diritto a vedersi riconosciuti sia il danno emergente che il lucro cessante derivanti dalla mancata realizzazione delle opere, e dalla mancata gestione trentennale delle stesse». Somme che, restando alla prospettazione di parte, arriverebbero a 4,8 milioni per il mancato utile cui si dovrebbero aggiungere la rivalutazione e gli interessi, più la perdita di chance per la mancata esecuzione dei lavori. Scatta, quindi, l'ultimatum di Lumode che diffida l'amministrazione «a procedere senza ulteriori indugi ad adottare i provvedimenti necessari per la definizione della procedura di gara entro e non oltre 15 giorni». 

Un approccio poco friendly e apparentemente incoerente con quello che era emerso nel faccia a faccia di luglio. Ma Palazzo Mosti non sembra intenzionato a piegarsi al diktat dell'azienda. A stretto giro, nella giornata di venerdì, i titolari del dossier hanno ribadito a Lumode via pec la richiesta già avanzata in sede di confronto in merito alla quantificazione dei costi realmente sostenuti e giustificabili formalmente. Si chiede «un prospetto dettagliato delle spese sostenute dall'impresa per formulare la proposta, unitamente alla documentazione giustificativa delle stesse». Il Comune punta, dunque, a tenere dritta la barra senza cedere a tentativi tattici di parte finalizzati chiaramente a massimizzare i profitti. Su questa linea del resto si era attestata anche l'Avvocatura municipale nel vertice di luglio. A definizione dei costi legittimi, si chiederà alla presidenza del Consiglio l'avallo all'inserimento di tali voci di spesa nella rendicontazione finale. 

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Il Mattino