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Non sarà la legge di Bilancio, ma anche la transazione Samte, nel suo piccolo, sta vivendo un discreto travaglio. La delibera per il riconoscimento del debito da 1,1 milioni da liquidare alla società provinciale rifiuti avrebbe dovuto incassare ieri, secondo i programmi, il nulla osta definitivo della commissione consiliare. Traguardo slittato però ancora una volta. Il testo dovrà essere rimodulato in alcuni passaggi chiave, primo tra tutti la vexata quaestio riguardante la fattispecie giuridica alla quale ascrivere la maxipendenza. Lettera a o lettera e dell'articolo 194 del testo unico enti locali? Ovvero: credito certo ed esigibile da onorare a seguito di sentenza passata in giudicato, o somma da liquidare in quanto costituisce vantaggio patrimoniale per l'ente? Un dilemma che impegna da giorni i componenti della maggioranza consiliare, preoccupati da eventuali responsabilità patrimoniali future derivanti da un avallo non fondato su basi granitiche.
Non è in discussione la disponibilità a definire la questione nel modo più utile al Comune e alla stessa Samte, potenziale primattrice del ciclo rifiuti nel Sannio, che grazie ai quasi 2 milioni concordati con Palazzo Mosti spiccherebbe il definitivo volo per uscire dalle secche del fallimento. Una voce di Bilancio che la società guidata da Domenico Mauro conta di poter rendicontare al 31 dicembre attraverso un atto d'impegno finanziario emesso sul gong di fine anno. La liquidazione materiale avverrà poi in 3 comode rate, la prima delle quali più corposa da oltre 600mila euro. Il tutto con la clausola espressa che i pagamenti si interromperebbero immediatamente qualora il Comune non ricevesse il corrispettivo servizio di conferimento dell'indifferenziato, come avvenuto di fatto negli ultimi quattro anni. La manovra avrebbe un peso pressoché decisivo sulle valutazioni dei giudici consentendo a Samte di tornare in bonis dagli inferi del fallimento, un'autentica impresa se solo si guarda alla condizione vissuta dalla partecipata della Provincia non più tardi di qualche mese fa. Ma il disegno ha uno snodo cruciale nell'aula di Palazzo Mosti e il peso delle responsabilità è tornato a farsi sentire anche ieri mattina nella competente commissione Bilancio, che ha optato per un nuovo rinvio, auspicabilmente l'ultimo, a domani.
Le ragioni dell'ulteriore slittamento sono spiegate dalla presidente Annalisa Tomaciello Dell'Oste: «Per consentire ai consiglieri di avere tutti gli elementi informativi necessari a votare in piena consapevolezza, avevo richiesto un nuovo consulto all'ufficio legale del Comune sulla classificazione della tipologia del debito.
Un'impasse che sembra comunque destinata a sbloccarsi attraverso la rimodulazione della delibera. A prevalere dovrebbe essere l'opzione lettera e, con buona pace del parere contrastante dell'Avvocatura. Ma la storia ha un finale ancora aperto. Lo stallo ha determinato lo slittamento a oggi della conferenza dei capigruppo che dovrà scegliere la data dell'ultimo Consiglio del 2022. Il presidente Renato Parente è orientato su mercoledì 28, quando in agenda ci saranno altri debiti fuori bilancio meno problematici. L'opposizione chiaramente assiste alla vicenda con i pop corn, non mancando di esprimere rilievi: «Per me bisogna optare per la lettera e - commenta Vincenzo Sguera -. Ma il vero punto è stabilire perché non sono state appostate per tempo le somme azionando un lungo contenzioso non ancora concluso, con ripercussioni gravi sulla Samte che andavano evitate». Così Giovanna Megna: «La questione va risolta rapidamente, ma permane la distanza tra i diversi orientamenti interni alle strutture dell'ente. Io ritengo improponibile l'inquadramento come debito da sentenza». L'opposizione è orientata all'astensione in commissione e potrebbe riproporre la scelta in Consiglio.
Il Mattino