«Rummo», polemiche e nodo personale prime grane per il digì

«Rummo», polemiche e nodo personale prime grane per il digì
È appena iniziato il countdown per l'insediamento del nuovo direttore generale dell'Azienda ospedaliera «San Pio» ma non si placano le polemiche...

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È appena iniziato il countdown per l'insediamento del nuovo direttore generale dell'Azienda ospedaliera «San Pio» ma non si placano le polemiche sull'operato del digì uscente Mario Ferrante che venerdì ha salutato il Sannio in una breve cerimonia di commiato. Dunque, l'arrivo di Maria Morgante, che rimarrà alla guida dell'ospedale cittadino per il prossimo triennio, è previsto per domani. Ad attenderla ci saranno non pochi problemi in attesa di soluzioni. A fine luglio il sindaco Clemente Mastella ha incontrato il presidente dell'Ordine dei medici Giovanni Ianniello e il consigliere Luigi Abbate per discutere sulle criticità del Rummo, decidendo di compiere tutti i passi necessari, nelle sedi competenti. «Ne discuteremo ribadisce il sindaco non appena si sarà insediato il nuovo direttore generale». Quindi, nei prossimi giorni, ci si confronterà in modo concreto su cosa fare per evitare scelte strategiche che potrebbero determinare il declassamento della struttura da Dea di II livello a Dea di I livello. Infatti, è questa la preoccupazione più urgente che Ianniello intende risolvere. Insomma, ci sono già tanti nodi da sciogliere e tante proposte da fare al nuovo manager.



Tuttavia, c'è ancora chi ritorna sull'«argomento Ferrante», stigmatizzando le scelte e le modalità del commiato del manager uscente. «Sono amareggiato dice Guido Quici, presidente nazionale Cimo-Fesmed e primario del Rummo - per le parole di congedo del direttore Ferrante perché bastava semplicemente dire che era stato fatto tutto il possibile in un contesto inimmaginabile come quello del Covid, irto di difficoltà per tutti. Una dichiarazione intellettualmente accettabile anche con l'orgoglio di aver dato all'ospedale un dignitoso aspetto estetico. Ma dalla sua relazione emerge chiaramente il vissuto di questi tre anni, vissuto fatto di tantissime opere murarie, forse troppe, rispetto a un'offerta sanitaria ridotta all'osso. L'ospedale non è solo edilizia ma assistenza e i dati di attività dimostrano le chiare difficoltà incontrate dall'azienda, solo in parte da attribuire al Covid». Quici cita, come esempio, la ristrutturazione del reparto «con 10 posti letto di Terapia intensiva, dei quali ne sono operativi solo 6/8, e la contestuale chiusura della Neurorianimazione che, a cascata, ha determinato un crollo delle prestazioni di Neurochirurgia. I dati di attività parlano di 5.000 ricoveri in meno, rispetto al passato e di un'attività chirurgica molto bassa per carenza di anestesisti, dichiarata in crescita in termini percentuali ma non certamente assoluti. Ho notato tanto orgoglio per l'acquisto delle tecnologie ma nessuna dichiarazione sul loro effettivo utilizzo, sul rapporto costo/beneficio, come nel caso del robot Da Vinci, tanto enfatizzato, ma sottoutilizzato per mancanza dei medici». Il tiro del presidente Cimo si è poi spostato sui bilanci e sulla questione del personale. «A nulla serve conclude - dichiarare tre anni di bilanci in attivo per circa 420.000 euro, se il contratto di lavoro dei medici è disapplicato da anni con un debito, verso i professionisti, di svariati milioni.

La politica del personale è venuta meno perché dei 120 medici che hanno lasciato l'ospedale in questi tre anni, molti sono andati via per mobilità o per volontà, in quanto deprivati di stimoli motivazionali, mentre ce ne sono tanti ancora che attendono un incarico professionale adeguato. Parlare, quindi, di abnegazione del restante personale dipendente è sacrosanto, ma lo si deve ai colleghi, al loro grande senso di responsabilità e allo spirito di sacrificio nonostante il Covid. Il futuro del Rummo è solo parzialmente nelle mani del nuovo digì che si troverà di fronte a una buona dotazione strutturale e strumentale ma anche di fronte a medici e sanitari stanchi, disillusi e meritevoli di quel giusto riconoscimento, oggi negato. Il vero futuro dell'ospedalità sannita è nelle mani della politica che ha il dovere di stimolare nel verso giusto il governatore De Luca». Sul fronte Covid, intanto, si registra una notevole decrescita dei contagi. Sono, infatti, 138 i nuovi casi emersi dal bollettino quotidiano della Protezione civile, a fronte dei 208 di sabato. Rimane fermo a 25 il numero dei degenti nei reparti del padiglione Santa Teresa della Croce, dove non si registrano decessi, nuovi ingressi e dimissioni.

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Il Mattino