Santa Sofia, rebus lavori a Benevento: a rischio 40 cerimonie

Don Capaldo: non abbiamo date certe

Santa Sofia
Il prete, l'altare, i vestiti di nozze, gli invitati commossi e festanti, in una chiesa patrimonio mondiale dell'Umanità. Cosa potrebbero desiderare di più i...

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Il prete, l'altare, i vestiti di nozze, gli invitati commossi e festanti, in una chiesa patrimonio mondiale dell'Umanità. Cosa potrebbero desiderare di più i neosposi per il giorno del fatidico sì? E in effetti, sono tante le coppie che ogni anno scelgono la chiesa di Santa Sofia quale indimenticabile location per il matrimonio. Una «sciccheria» che potrebbe però essere vanificata da una circostanza ancora ignota alle decine di promessi sposi che hanno già prenotato la perla longobarda: la chiesa sarà presto interessata da un importante intervento di restauro conservativo ad opera del ministero della Cultura. E così, nel set delle foto ricordo potrebbe finire anche un «bel» ponteggio, o qualche secchio di vernice sullo sfondo. Una circostanza evidentemente surreale ma concreta al contempo.

La Soprintendenza di Caserta e Benevento, soggetto attuatore, ha già stilato il progetto finanziato con i 390mila stanziati dal ministero dell'Interno, proprietario del bene attraverso il Fondo edifici di culto (Fec), e si accinge all'affidamento dei lavori. Lo start è in programma per la primavera. E dunque: che ne sarà delle numerose cerimonie nuziali già in lista di prenotazione per Santa Sofia?

A lanciare l'allarme, da qualche settimana, è stato don Marco Capaldo nuovo responsabile dell'Unità pastorale San Filippo Neri, che dalla scorsa estate ha riunificato le parrocchie del centro storico cittadino. Ma la mail partita a dicembre da Santa Sofia all'indirizzo dell'ente ministeriale, con tanto di posta certificata per non incorrere in disguidi informatici, è tutt'ora priva di risposta. Intanto si avvicina il 15 aprile, data della prima cerimonia nuziale già prenotata: «Purtroppo ci muoviamo in un clima di estrema incertezza - conferma don Capaldo -. Abbiamo provato a ottenere chiarimenti dalla Soprintendenza anche attraverso una comunicazione ad hoc, ma finora non ci sono giunte risposte.

Le coppie che si sono prenotate fin qui, circa 40, hanno il diritto di fare sicuro affidamento sulla chiesa per la data scelta. Noi abbiamo dato l'assenso alle coppie, non avendo comunicazioni di sorta sulla data di avvio dei lavori, né sulla durata degli stessi. A questo punto sarebbe davvero imbarazzante dover informare all'ultimo istante i futuri sposi che è il caso di trovarsi un altro posto. Sia ben chiaro - puntualizza il sacerdote - che siamo favorevolissimi all'esecuzione dell'intervento da parte della Soprintendenza, perché ce n'è sicuramente grande bisogno. Infiltrazioni di umidità, danni alla pavimentazione e altre problematiche sono evidenti. Ma è impensabile che le coppie possano sposarsi nel bel mezzo di un cantiere. Ci sono stati mesi, dallo scorso ottobre alla prossima primavera, nei quali i lavori si sarebbero potuti effettuare senza coincidere con alcuna cerimonia nuziale. Giunti a questo punto, sarebbe auspicabile uno slittamento dell'avvio del cantiere fino al prossimo autunno, permettendo di sposarsi alle coppie che hanno già indicato il loro gradimento per Santa Sofia tra la primavera e l'estate di quest'anno».

Problemi che del resto sono noti alla Soprintendenza, costretta però a fare i conti con i meccanismi burocratici che allungano come d'abitudine i tempi. La conferma del finanziamento da parte del Viminale è arrivata nella scorsa estate. Si è avviato l'iter per la stesura progettuale, e lo stesso Soprintendente Gennaro Leva ha trattenuto in capo a sé il dossier per curare in prima persona l'importante restauro. Proprio al fine di non occupare «militarmente» la chiesa-monumento, la stazione appaltante ha varato una estensione temporale del cronoprogramma, allungandolo dai 180 giorni previsti inizialmente agli attuali 270 giorni. Interventi che dovrebbero così essere meno invasivi. Ma in curia permangono forti perplessità, per usare un eufemismo, circa la possibilità che il cantiere possa convivere con abiti bianchi e manciate di riso. Sarà necessario un faccia a faccia ad horas tra le parti per sbrogliare una matassa che rischia di farsi giorno dopo giorno sempre più intricata. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino