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BENEVENTO - Nuova scoperta nella vasta necropoli romana in via De Rienzo, a Santa Clementina. Gli archeologi incaricati dalla Sovrintendenza hanno rinvenuto un altro guscio d’uovo, quasi intatto. Poco più di un mese fa c’era stato un analogo ritrovamento che aveva suscitato clamore, anche tra gli studiosi, a livello nazionale. Questa scoperta per gli esperti ratifica una usanza dei romani attuata durante le sepolture, che finora non era ancora nota probabilmente perché i gusci con il passare del tempo si decomponevano, cosa che non si è verificata, invece, nel Sannio. L’uovo scoperto ad aprile era presente in una sepoltura infantile, mentre quest’ultimo in una tomba di un adulto. Difficile trovare delle spiegazioni a parte quella che il guscio si è fossilizzato. La grandezza è quella normale di un classico uovo di gallina e come noto normalmente il calcare si decompone (il guscio è costituito da calcite, una forma cristallina di carbonato di calcio e acido carbonico). È probabile, stando a un primo sommario esame, che ci sia stato un rarissimo mix di materiale presente, clima e altro che abbia determinato il fenomeno. Entrambi i gusci, comunque, unitamente a delle monete romane ritrovate in varie tombe, saranno sottoposti al restauro e saranno oggetto di particolari approfondimenti scientifici e storici.
«Non è escluso che si tratti di una usanza – dice Simone Foresta, dirigente della Sovrintendenza e direttore scientifico – relativa alla stessa famiglia e che le uova simboleggiavano un qualcosa legato all’auspicio di una rinascita.
Il Mattino