«Sì agli immigrati, no all'invasione» Vitulano si schiera con il sindaco

«Sì agli immigrati, no all'invasione» Vitulano si schiera con il sindaco
Inviato a Vitulano La stradina immersa nel verde, in alcuni tratti non più larga di un paio di metri, tra le frazioni...

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Inviato a Vitulano


La stradina immersa nel verde, in alcuni tratti non più larga di un paio di metri, tra le frazioni di Castello e Arnara, è di nuovo libera. Del blocco di terra e transenne del giorno prima, non c'è più traccia. Si arriva subito all'agriturismo di due piani in pietra, da maggio scorso riconvertito nel centro di accoglienza per migranti «Etoile». La stella. Anche qui non c'è più traccia degli allagamenti, dei tavoli rovesciati, dei danni al pc di venerdì notte. Sono tornati anche due ragazzi del Ghana, 22 e 24 anni, ospitati qui prima di venerdì. Sono spauriti, non sanno perché erano stati trasferiti, né come sono riusciti a tornare.

Sette camere, nove bagni, una sala mensa, una sala riunioni per 600 metri quadri, al centro lavorano 5 operatori. La responsabile è Carmen De Lucia, battagliera e con le idee chiare sulla vicenda che ha attirato i riflettori di tutta l'Italia. «Hanno mandato qui dei ragazzi spaventati, trasferiti da Benevento per la chiusura del centro accoglienza Madonna della Salute disposta dalla magistratura per alcune irregolarità - spiega proprio Carmen De Lucia - Venerdì hanno protestato, quando sono arrivati in pullman. Ci sono stati spintoni, io ho una spalla lussata. Sono arrivati i carabinieri, abbiamo assicurato da mangiare a tutti. Poi, il giorno dopo, a piedi, sono andati tutti via intenzionati a tornare a Benevento. Ma quello che ha fatto il sindaco è una cosa indegna, la sua ordinanza era incivile. Continua la persecuzione contro la nostra attività».

Brucia ancora la provocazione, firmata dal sindaco del Pd, Raffaele Scarinzi, avvocato eletto nel 2013. Quei 36 nigeriani, portati a sua insaputa da Benevento al centro «Etoile», non potevano restare a Vitulano. Prima le loro proteste per il trasferimento da Benevento, poi la mancanza di comunicazioni ufficiali e sabato è partita l'ordinanza numero 6 per «motivi di sicurezza». A quell'ora i 36 nigeriani erano già stati caricati su un pullman e trasferiti in tre centri diversi del Sannio. Il sindaco è nella sua stanza al Comune. Non ci sta ad essere considerato razzista, la sua è stata una provocazione e vuole spiegarla: «Una ventina di miei concittadini ha protestato per gli arrivi di quegli immigrati di cui nessuno ci aveva informato. Quella strada è strettissima e venerdì c'è stato un viavai senza precedenti per le proteste degli immigrati che volevano tornare a Benevento. E poi quel centro non è idoneo ad ospitare più di 12 migranti e ne erano arrivati 36. A gennaio, il centro era stato chiuso».

Il bar Trinità in viale Bracanelli è un luogo centrale di ritrovo. Umberto, il titolare, lo ha allargato con una pizzeria ed è lui a fornire i pasti al centro Sprar in paese, che ospita i richiedenti asilo ed è aperto da quasi nove anni. Ospita una quarantina di migranti, la maggioranza della gente li guarda con simpatia. A protestare contro lo Sprar ci sono i due consiglieri comunali di opposizione, seguiti dai loro elettori. Ma gran parte della gente, fuori al bar dice: «Quelli del centro Sprar vanno bene, sono controllati, alcuni lavorano nei campi. Ma altri, che non si sa cosa fanno, no. Il sindaco ha fatto bene».


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