«Oggi è solo un momento di dolore e di sconforto per la famiglia di Domenico e per il papà Luigi». Così don Silvio Pepiciello ha iniziato la...
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Don Silvio, nell’omelia, ha rimarcato la necessità in questo particolare momento in cui la famiglia ha vissuto e vive una tragedia umana, di esprimere «conforto al papà che ha compiuto un gesto così forte forse in un momento di follia». E quindi ha invitato i familiari a chiedere le autorizzazioni ai giudici per «poter parlare ed essere vicini a Luigi, quel papà che forse era disperato». E poi nella stessa omelia ha detto di voler anche lui stesso recarsi in carcere «per essere vicino e dare conforto a Luigi, un papà disperato. La misericordia del Signore è infinita e va al di là di qualunque atto e momento di follia».
Il sacerdote sottolineando che «Domenico per quanto ha vissuto già è in Paradiso», ha soprattutto rimarcato che «nessuno può mettersi in posizione di giudizio in questa tragica vicenda umana». Ma don Silvio si è anche chiesto durante l’omelia il perchè siano mancati aiuti ad una famiglia ormai distrutta. «Dobbiamo interrogarci tutti noi - ha detto il celebrante - se potevamo fare qualcosa per questa famiglia e non siamo riusciti a fare nulla. Quanto accaduto ci sia di esempio. Dobbiamo farci carico noi tutti per tornare ad essere veramente cristiani e fratelli. Un genitore non può e non deve avere paura che se un figlio disabile resterà solo nessuno potrà occuparsi di lui».
Una cerimonia funebre celebrata con estrema riservatezza. Domenico è entrato ed uscito dalla chiesa chiuso nella sua bara bianca in silenzio. Forse troppo. Come lo stesso silenzio in cui è vissuto e, senza l’ultimo saluto del padre. Quel papà che viveva in simbiosi con lui e che ha deciso di togliergli la vita «per il troppo am Leggi l'articolo completo su
Il Mattino