Usura ai danni di un imprenditore edile condannato a 7 anni, assolta la moglie

L'usuraio pretendeva il 10% di interesse ogni mese per il prestito

Il tribunale di Benevento
Una condanna e un'assoluzione in un processo per usura. Antonio Spina, 75 anni, è stato condannato a sette anni (usura ed estorsione), la moglie Ida Sparandeo 59 anni,...

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Una condanna e un'assoluzione in un processo per usura. Antonio Spina, 75 anni, è stato condannato a sette anni (usura ed estorsione), la moglie Ida Sparandeo 59 anni, è stata assolta dall'accusa di riciclaggio perché il fatto non costituisce reato. Entrambi sono residenti a San Giorgio del Sannio. Spina ha visto ridimensionate le accuse a suo carico, tanto è vero che è stato assolto (perché il fatto non sussiste), dagli addebiti di esercizio abusivo dell'attività bancaria e di usura nei confronti di altre due persone.

È stato condannato per il solo reato di usura nei confronti di un imprenditore edile. Inoltre, il collegio giudicante ha deciso il risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore delle parti civili che sono - appunto - l'imprenditore edile e la moglie, assistiti dall'avvocato Matteo De Longis. Previsto il pagamento di una provvisionale di cinquemila euro per ciascuna delle due parti civili.

Il verdetto è stato emesso ieri mattina nel corso dell'udienza davanti al collegio giudicante, composto da Daniela Fallarino, Francesca Telaro e Roberto Nuzzo. Precedentemente, il pm aveva chiesto nove anni e un mese per Spina, quattro per Sparandeo. Nell'udienza di ieri l'avvocato Nazzareno Fiorenza, ha chiesto l'assoluzione per entrambi gli imputati. Subito dopo l'arringa del difensore, Spina ha chiesto di poter rendere dichiarazioni spontanee nella quali ha ribadito la propria estraneità al reato di estorsione perché, tra l'altro, conoscendo le difficoltà economiche della vittima, ha precisato che non gli avrebbe mai prestato denaro. La vicenda risale al 2013 e le indagini erano state condotte dalla Squadra Mobile, coordinata dai magistrati della Procura di Benevento. In particolare, a Spina veniva contestato di aver prestato la somma di 60mila euro al titolare di un'impresa edile che, per le sue precarie condizioni economiche, non veniva più accolto dal circuito bancario. Una somma sulla quale sarebbe stato applicato un interesse pari al 10 per cento mensile, indipendentemente dalla restituzione del capitale iniziale.

L'imprenditore era riuscito a pagare gli interessi per venti mesi attraverso cambiali intestate alla moglie di Spina. Denaro, che, sempre secondo l'accusa, la donna aveva utilizzato per l'acquisto di un immobile a San Giorgio del Sannio. Le indagini portavano a ritenere che Spina avesse fatto analoghi prestiti anche a un altro imprenditore edile. In questo secondo caso, però, gli inquirenti non erano riusciti ad accertare l'ammontare degli intessi. Inoltre, avrebbe estorto denaro anche a un'officina d'auto presso cui faceva riparare la propria vettura, non pagando il conto per un ammontare di tremila euro. Episodi, questi ultimi due, da cui Spina è stato assolto. Gli inquirenti, poi, avevano contestato alla Sparandeo il reato di riciclaggio «perché, anche in momenti diversi, riciclava il denaro proveniente dall'attività usuraia ed estorsiva posta in essere dal marito, per il pagamento di un immobile a San Giorgio del Sannio per un importo di centomila euro da pagarsi in 21 rate». L'indagine aveva portato, nel novembre del 2013, all'arresto di Spina. Successivamente era tornato in libertà.
 

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Il Mattino