A ciascuno il suo 

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Tutto deve essere gradevole: i romanzi e chi li giudica, i saggi e chi li recensisce, gli articoli e chi li legge, la tv e chi la fa e la guarda e persino chi la racconta, è...

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Tutto deve essere gradevole: i romanzi e chi li giudica, i saggi e chi li recensisce, gli articoli e chi li legge, la tv e chi la fa e la guarda e persino chi la racconta, è questo il conformismo culturale, è questo il vero grande danno che si fa al paese e alla nostra storia. Si cancellano paesi perché difficili da raccontare e con loro si riscrive la geografica immaginativa, poi quando in questi paesi succede qualcosa che ci riguarda si racconta con l’affanno quello che non si conosce più (penso soprattutto a Oriente). Non sono distanti le pagine di cultura da quelle internazionali, no. Tutto deve incastrarsi, e così persino una rubrica come questa diventa fastidiosa, perché non conforme, perché usa un linguaggio diverso, perché dice che alcuni libri sono brutti, che altri sono pessimi, e ricorda quello che viene cancellato. Potrei fare tanti esempi dai film dimenticati di Elio Petri ai saggi non tradotti di Mario Vargas Llosa, dai documentari di Herzog ai romanzi di Bellow, ma non cambierebbe nulla. Per questo si continua a farlo, ad essere sgradevoli, dispari, diversi per la bellezza di essere sgradevoli, dispari e diversi, l’utilità è ancora per pochi. 
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Il Mattino