Casal Auschwitz

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Esce l’audiolibro di “Se questo è un uomo” letto da Saviano, e Repubblica anticipa ampi stralci dell’introduzione dove Primo Levi viene gomorrizzato e manca poco per attribuire ai Casalesi – grandi costruttori – anche l’edificazione di Auschwitz. Non c’è solo la cannibalizzazione di uno degli autori fondamentali del Novecento e del più grande scrittore di racconti della letteratura italiana (non solo di un testimone illustre dell’Orrore), no, c’è l’uso ai fini personali di una opera fondante. Tanto che leggendo Saviano sembra di essere finiti in un  vecchio racconto di Stefano Benni, contenuto ne “L’ultima lacrima”, dove «Zeno Zebél, intellettuale, scrittore, polemista, critico, traduttore, saggista, prefatore e postfatore» si è appropriato dell’opera di Adolphe Garibain, al punto da costringere lo scrittore a chiedere di prendere provvedimenti contro lo sfruttamento indiscriminato: «al Reparto Citazioni e Celebrazioni della Bibliogrotta inferiore», e a tornare sulla terra, prima per contestare le citazioni fuori posto e poi per cancellare il suo nome dalla testa del prefatore. Magari si potesse fare. 

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Il Mattino