Siamo quel che siamo non quelli dello smartphone

Occhi fissi sullo smartphone
«Censis: guardare lo smartphone è il primo e ultimo gesto del giorno» (Ansa, 06 dicembre 2019, ore 11) ***...

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«Censis: guardare lo smartphone è il primo e ultimo gesto del giorno» (Ansa, 06 dicembre 2019, ore 11)

***

Siete, siamo, in quel 50% di italiani che controlla lo smartphone come primo gesto al mattino o ultima attività della sera, prima di andare a dormire? Il Censis, quando studia la situazione sociale del Paese, lo fa con rigore e attendibilità. Non c'è da stupirsi se abbia stimato questa percentuale apparentemente molto alta, che ci fa riflettere sui nostri gesti quotidiani. Che lo smartphone caratterizzi la nostra vita è di tutta evidenza, non bisogna spaventarsi: ogni epoca ha avuto la sua spinta tecnologica, anche se questa - è vero - è stata così rapida e di massa che qualche serio interrogativo ce lo pone.

D'altro canto, se si prova a fare un test uscendo per strada o osservando le persone al ristorante o in ufficio, ci renderemo conto che la stima Censis potrebbe anche essere approssimata per prudente difetto. Si cammina guardando lo smartphone o, meglio, si guarda lo smartphone camminando. E così a tavola, alla scrivania, purtroppo in auto. Tutti connessi perennemente e, scrivemmo un po' di tempo fa, pericolosamente disconnessi dalla vita.

Se chi ha da 30 anni in poi un pensierino alla questione lo rivolge, tanto che c'è chi inizia a «digiunare» dal telefonino per più ore al giorno, i ragazzi nati e cresciuti con lo smartphone non sanno più farne a meno, un modo «naturale» di connessione con l'esistenza. Ore e ore con la testa china sullo schermo, meno telefonate e più messaggi scritti e soprattutto più audio, i social come agorà senza freni e inibizioni. La materia è talmente dibattuta e attuale che in poche righe diventa complicato ragionarci. Il rapporto Censis, poi, è interessante assai ed affronta anche altri aspetti della vita degli italiani, che conferma le nostre acquisite debolezze in tante apparenti certezze: «Lo stato d'animo dominante tra il 65% di noi è l'incertezza, con un logoramento sfociato da una parte in stratagemmi individuali di autodifesa e dall'altra in “crescenti pulsioni antidemocratiche”.Per il 48% ci vorrebbe “un uomo forte al potere”. Il 69,8% è convinto che nell'ultimo anno siano aumentati gli episodi di intolleranza e razzismo verso gli immigrati. Per il 58% è aumentato anche l'antisemitismo. Secondo il rapporto, inoltre, l'aumento dell' occupazione nel 2018 e nei primi mesi del 2019 è un “bluff” che non produce reddito e crescita».

Siamo davvero sicuri di essere migliori di come eravamo prima, quando eravamo meno connessi? Ognuno ci pensi, dia la risposta che sente salire da dentro. A noi, qui ed ora, viene in mente il passo della recente canzone di Max Pezzali e Jonny Scandal, coniata come inno di una marca di biscotti che mette insieme da sempre latte e  cacao, bianco e nero. Non avvertiamo esigenza di uno smartphone per verificarne l'attendibilità perchè, per fortuna, quel che dice il testo che qui riportiamo non si verifica con un cellulare. Tutto quel che dice la canzone, davvero, è fuori dallo schermo di uno smartphone. Proprio quello che, con ogni probabilità, avete in mano in questo momento. 
***
«Siamo quel che siamo
siamo quel che diventiamo
siamo sogni, aspettative e poi realtà
siamo i posti in cui andiamo
siamo quelli che incontriamo

siamo un’emozione che ci resterà»
(Max Pezzali e Jonny Scandal)
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Il Mattino